Ci sono momenti in cui l’unica essenza di ciò che proviamo sembra racchiudersi nel nostro dolore… Profondo, intenso, acuto, continuo. Una sofferenza psicologica così forte da essere percepita non solo mentalmente ma anche fisicamente. Un dolore che ci investe, perché totalmente inaspettato o un dolore che ci afferra pian piano, perché in fondo lo aspettavamo…
Ad accomunare queste due tipologie di dolore, così apparentemente differenti, è il momento stesso che precede una determinata comunicazione. C’è un istante in cui capiamo che qualcosa sta cambiando per sempre, che “il colpo” sta per arrivare ed è forse quello il momento più difficile, il capire che non lo possiamo schivare.
In quel breve istante che ci separa dal sapere, cerchiamo disperatamente di prepararci ad ascoltare quello che mai vorremmo sentire. Un attimo dopo ci troviamo di fronte a una delle nostre più grandi paure, la perdita di una persona cara, una diagnosi infausta, un vile tradimento, una cocente delusione… L’istinto ci porta a resistere e ad allontanare tutto quello che di negativo stiamo per provare. Dolore, angoscia, rabbia, impotenza e molto altro. Ma cercare di non sentire e anestetizzare le emozioni negative non farà altro che scatenare l’effetto opposto, cioè farle aumentare accrescendo inoltre lo stress e l’ansia. Cosa possiamo fare quindi per non annegare nel fiume di emozioni che ci sta travolgendo?
Innanzitutto cerchiamo di comprendere bene cosa stia effettivamente accadendo, perché il sapere ci aiuta a vedere le cose con chiarezza, a razionalizzare e ad agire con maggior successo. Se non possiamo avere il controllo su quello che ci accade, e lo capiamo proprio davanti a queste “prove”, però possiamo provare a esercitarlo sulla nostra reazione. Non è sano negare o trattenere le emozioni, ci farà solo provare ulteriore dolore. Ricevere certe notizie è devastante, ma reprimere quello che proviamo non aiuta.
Dobbiamo concederci di piangere, di avere paura e di non colpevolizzarci per quello che sentiamo. E’ utile inoltre cercare conforto in qualcosa di positivo che continua a esserci nella nostra vita, perché c’è. Manteniamo delle piccole distrazioni, per alleggerire i pensieri. Condividiamo il nostro dolore, ma esclusivamente con chi lo può rispettare. La nostra sofferenza ha un grande valore e va condivisa solo con chi ne ha altrettanto.
Di fronte a certe notizie la nostra mente può iniziare a vagare ininterrottamente con un pensiero che possiamo definire “circolare” al fine, spesso vano, di scovare una possibile soluzione che possa alleviare almeno in parte la percezione di dolore. Tale rimuginazione non solo non pare produttiva ai fini di interrompere lo stato emotivo negativo, ma rischia di compromettere, soprattutto se prolungata, anche altri aspetti come il ritmo sonno veglia, il tono dell’umore, l’ansia, i rapporti interpersonali…
Pare più utile stoppare la ruota dei pensieri e cercare di accogliere il nostro dolore con la stessa gentilezza, che dedicheremmo a una persona cara, che sta soffrendo. Concediamoci uno spazio e un tempo per sperimentare il dolore profondo, confidando sul fatto che le onde delle emozioni possano rallentare e che noi nel frattempo sapremo almeno galleggiare.
*psicologa e psicoterapeuta