Alessandro Gonzato
Sono attacchi pretestuosi e in qualche caso sguaiati quelli subiti negli ultimi giorni da Federico Sboarina, il quale per la rissa di venerdì sera in piazza Erbe non ha la minima responsabilità, ma secondo i rivali politici la colpa del fattaccio è sua. . Il primo a scagliarsi contro il sindaco (seguito dall’opposizione di sinistra) è stato il predecessore, Flavio Tosi, che quando critica Sboarina su questioni come viabilità, progetti, bollette e quant’altro fa il suo, dato che il buon funzionamento di una città dipende da chi la governa. E però imputare a un sindaco le deprecabili gesta di alcune teste calde che popolano i nostri centri non ha senso. Di più: è stucchevole. Scusate: cosa può fare Sboarina più di rafforzare, come ha fatto, i controlli nei luoghi della cosiddetta “movida”? Peraltro chi lo attacca per la poca sicurezza (non solo Tosi, capiamoci) è lo stesso che quando i controlli sono capillari accusa il sindaco di eccessivo rigore. In piazza Erbe è successo che un gruppetto di scalmanati, forse ubriachi ma chissenefrega, ha cominciato a picchiarsi e lanciare sedie e tavoli. Tra di loro c’era un pluripregiudicato e i contendenti pare che non fossero usciti dal seminario. Tosi ha paragonato il salotto della città a Caracas e ha allargato il tiro ricordando «aggressioni a baristi e rider», «le baby gang che impazzano», «i tanti furti in borgo Roma e borgo Trento». Che vi siano troppi manigoldi a piede libero è incontestabile. E però fatti del genere, e pure più gravi, sono sempre accaduti. Il più drammatico, nel 2008, portò alla morte di Nicola Tomassoli, ma di certo la tragedia non è imputabile a Tosi, allora sindaco: come avrebbe potuto evitarla? Alla vigilia delle elezioni del 2017 in piazza Bra vi fu uno scontro da Farwest con tanto di accoltellamento, gli oppositori di Tosi gli diedero la colpa, e furono parole in libertà. Furti e bande di ragazzini ci sono sempre stati e purtroppo sempre ci saranno, e se molti criminali escono subito di cella un amministratore pubblico non può farci nulla. A un sindaco sono imputabili strade dissestate, gallerie che si allagano al primo acquazzone, marciapiedi sconnessi, giardini trascurati, la gestione della raccolta dei rifiuti. Alcuni di questi aspetti, in questi 4 anni, a Verona hanno lasciato a desiderare e Sboarina si è preso le sue critiche. In tempo di Covid ha poi emanato ordinanze bizzarre, come il divieto di sedersi da soli sulle panchine o di fumare almeno a 15 metri dalle fermate dell’autobus, e francamente è difficile trovare un senso a tali pensate. Questi sono temi amministrativi e le critiche sono mirate. Prima di scagliarsi contro Sboarina perché alcuni figuri preferiscono fare a cazzotti anziché godersi la serata bisognerebbe riavvolgere il nastro, anche più indietro dell’era Tosi. Era uguale con Zanotto e la Sironi, ma probabilmente potremmo spingerci fino ad Alessandro Carlotti e Giulio Camuzzoni.