C’è una stagione della nostra vita che sta scappando via, stretta tra ricordi in biancoenero e la frenesia di questo calcio a colori, riesploso proprio ora.
Prima Mario Corso, il “sinistro di Dio” e c’è tutto quello che ci può stare in una definizione. Poi Pierino Prati, “Pierino la peste” e anche qui c’è niente da scoprire. Uno dopo l’altro, se ne sono andati “a stadi vuoti” e sarebbe stato bello, anche da lassù, che loro ascoltassero gli applausi, i brividi, le emozioni, che sarebbero partite da ogni curva.
Due campioni veri, che hanno segnato epoche del calcio italiano, di quando l’Inter di Herrera stravinceva e di quando il Milan di Rocco dominava il mondo. Tutti e due col numero 11 sulla schiena, chissà quante maglie avrebbero venduto in questo calcio più ricco e più povero.
Tutti e due ci hanno salutato così, un po’ all’improvviso, perchè a nessuno dei due, in fondo, piaceva troppo apparire. Scappano via e ci lasciano qui, in mezzo a idoli che sembrano più grandi e più forti e invece non è vero. E ci lasciano pure malinconia, perchè si portano via pezzi infiniti della nostra bellissima gioventù.