Sarà visibile fino a domani, presso la Biblioteca Fioroni, la mostra “Corpi di Carta” di Ezia Artioli, realizzata in collaborazione con Fondazione Fioroni, Biblion, la Commissione Pari Opportunità e il Centro Antiviolenza di Legnago.
All’inaugurazione, venerdì scorso, erano presenti il Sindaco Graziano Lorenzetti, la presidente della Commissione Pari Opportunità Caterina Stella, l’intero direttivo di Fondazione Fioroni, la Consigliera con delega alle Pari Opportunità Nadia Zanini, il Comandante della Polizia Locale Luigi De Ciuceis e il Comandante della Compagnia Carabinieri di Legnago, il Capitano Luigi di Puorto.
Il Sindaco, nel ringraziare il Comandante Di Puorto che, fresco di nomina, si è immediatamente attivato incontrando i responsabili del Centro Antiviolenza per collaborare al contrasto della violenza contro le donne, ha sottolineato ancora una volta la necessità di un cambio di passo a livello giuridico per porre fine alla tragedia dei femminicidi.
“Sono un tecnico prestato alla politica e quando serve sono critico nei confronti della politica”, ha ribadito, “E’ giunto il tempo di cambiare la normativa di riferimento, non possiamo più tollerare ulteriori violenze di genere, i numeri oramai sono spropositati e ingiustificati”.
“I tempi della giustizia sono lunghi, sottoponiamo le donne che denunciano a un rischio troppo grande”, ha confermato Franca Cortese, psicologa del Centro Antiviolenza, “è importante fare rete sul territorio attorno alle donne vittime dì violenza, migliorare i servizi. E’ fondamentale anche formare le persone alla violenza: sembra una contraddizione, ma chi lavora a difesa delle donne vittime di violenza deve avere gli strumenti giusti per aiutarle, perché serve un coinvolgimento emotivo intenso, serve una formazione all’ascolto empatico.
Per capire la violenza bisogna partire dalla violenza psicologica perché parte tutto da lì. Chi maltratta vive la relazione come un completamento dì qualcosa che manca, la donna è un oggetto da possedere. Dobbiamo aiutare le donne a non sentirsi giudicate, soprattutto dai servizi. L’80% delle donne che sono state uccise non ha denunciato. Noi donne faremo la nostra parte ma abbiamo bisogno della collaborazione di tutti, degli uomini soprattutto, che possono educare i loro figli e i loro amici alla cultura del rispetto, che va diffusa nel vicinato”.
“Anche noi donne abbiamo una responsabilità”, ha concluso la D.ssa Cortese, “dobbiamo dire alle nostre figlie che devono esercitare i loro talenti, essere delle guerriere e non solo le custodi del focolaio”.