“Occorre trovare uno strumento rapido per rimuovere dai supermercati oltreconfine prodotti che ledono la tutela del Made in Italy” lo ha detto oggi a Verona, in Camera di Commercio, Marcello Maria Fracanzani del Comitato Scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie” che insieme a Coldiretti e Regione Veneto ha promosso il convegno sulla “Tutela del Made in”. Dopo i saluti del segretario generale della Camera di Commercio di Verona Cesare Veneri, Alex Vantini vice delegato nazionale Giovani impresa ha evidenziato che: “I sistemi malavitosi nell’agroalimentare si inseriscono lungo tutta la filiera produttiva. Il fenomeno dell’agropirateria va quindi contrastato a tutti i livelli”. I dati sono ormai sotto gli occhi di tutti: l’agropirateria internazionale fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente bandiera, parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Il patrimonio agroalimentare regionale non è immune alle imitazioni basti pensare al kit in vendita on line per l’Amarone fai da te, ai falsi Prosecco rinvenuti in Europa come Kresecco o Secco, la “Palenta” in Montenegro, persino il Grana Padano peruviano, caso dell’anno 2017, che ha impegnato il Consorzio di Tutela – come ha ricordato Giuseppe Zagaria – in una battaglia legale durata oltre un anno in terreno extraeuropeo, e tanti altri casi che rendono interminabile le lista dei prodotti taroccati. Una riforma dei reati è l’obiettivo di Coldiretti che vede impegnato l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, ora presidente dell’Osservatorio. “Quali sono le competenze regionali per difendere le aziende che operano con lealtà e trasparenza sul territorio? Come si capisce ci muoviamo fra tutela della concorrenza del diritto dell’Unione Europea e disciplina del mercato”, ha evidenziato il giudice della Suprema Corte di Cassazione Fracanzani. “Lo strumento individuato – ha aggiunto il magistrato – sta nella creazione di una società a totale partecipazione regionale che si accredita come soggetto legittimato processualmente davanti alle Autorità giudiziarie di oltreconfine. Sarà questa realtà a chiedere alle autorità straniere l’adozione di un provvedimento repressivo o inibitorio rispetto a prodotti contraffatti su segnalazione dei produttori residenti in Veneto. “E da notare che si opera non tanto nel settore della merce ma in quello del cibo, cioè della tutela della salute pubblica – ha ribadito l’avvocato Gianna Di Danieli – Bisogna arrivare al punto, ad esempio, di chiedere al TAR sloveno croato un intervento sul loro supermercato a tutela della salute. A questo punto sarà il titolare dell’esercizio commerciale a non accettare più prodotti contraffatti o non chiaramente individuabili che pongano a rischio l’apertura di tutto il negozio. Detto in altre parole il commerciante non rischierà il guadagno marginale su una mozzarella a fronte del pericolo di chiudere il negozio per una settimana”. Del resto, più cresce il consenso verso il mercato delle produzioni agroalimentare italiane e maggiori sono le frodi. Nonostante l’intensità dei controlli in Veneto i settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati sono il vino – specie Amarone e Prosecco – , con +75% nelle notizie di reato, la carne, dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero, dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. “Ad una maggiore richiesta di prodotto certificato da parte del consumatore – ha spiegato Gianluca Fregolent direttore del dipartimento agroambiente della Regione Veneto – non corrisponde una adeguata e sufficiente offerta. Servono più informazioni e sinergia tra le varie parti in causa come imprese competenti”.