L’aeroporto Catullo è un enorme cantiere. Sono in pieno svolgimento infatti i lavori per il rifacimento del terminal passeggeri: il Progetto Romeo costituisce il principale intervento sul terminal del Catullo previsto dal Piano di Sviluppo dell’aeroporto e riguarda la riqualificazione e l’ampliamento del terminal partenze, la cui superficie passerà dagli attuali 24.840 metri quadrati a 36.370 metri quadrati, a cui si aggiungerà la ristrutturazione di oltre 10.000 metri quadrati di aree già esistenti.
Tra i principali interventi la riqualificazione architettonica della hall check-in, dove i banchi accettazione passeranno dagli attuali 40 a 46 comprensivi di postazioni self check-in e self baggage drop; la realizzazione di nuove sale d’imbarco al primo piano (dagli attuali 13 ai 19 gates di imbarco in totale) con nuovi torrini; la realizzazione di un nuovo sistema BHS (per lo screening dei bagagli da stiva) di ultima generazione con apparecchiature tomografiche Standard III; la realizzazione di nuovi controlli di sicurezza al primo piano nonché la rivisitazione di tutti i flussi dei passeggeri per migliorare la sicurezza e la godibilità degli spazi.
I lavori dovrebbero essere terminati a fine 2024. L’investimento complessivo supera i 68 milioni di euro ed è reso possibile anche dall’aumento di capitale di 35 milioni di euro votato lo scorso maggio all’unanimità dai soci della Catullo.
Tutto bene? Fin qui stando ai comunicati ufficiali pare di sì. Ma in realtà, carte alla mano, ci sono soci che si stanno preoccupando della tenuta dei conti dell’aeroporto che ha già chiuso in perdita il precedente esercizio. Il Comune di Verona, che detiene oltre il 4% della società aeroportuale, in questo caso, ha inviato nei mesi scorsi una documentata lettera ai vertici dell’aeroporto Catullo per avere un preciso resoconto della situazione patrimoniale ed economica.
In particolare il Comune chiede “un puntuale aggiornamento con l’invio di una relazione semestrale che riferisca sullo stato dei contenziosi (qualche decina di milioni tra i contenzioso storico con Enav e i debiti per l’addizionale comunale incassata e non versata-ndr), l’erogazione dei contributi, esponga eventuali criticità emerse e fornisca i dati economici e patrimoniali infrannuali anche in termini consolidati”.
Il Comune di Verona evidenzia poi la necessità di “nìmonitorare gli investimenti effettuati a fronte della programmazione del piano 2021-2030 che prevede investimenti di 128 milioni per il Catullo di cui 62 riferibili al terminal, 29 milioni per investimenti in infrastrutture di volo e 11 milioni per edifici vari (8 per la caserma dei vigili del fuoco)”.
Inoltre ci sono altri 62 milioni per l’aeroporto di Brescia.
Che il Catullo si metta finalmente in rotta di sviluppo è positivo, tuttavia il Comune ricorda che vi sono stati “incrementi per acquisizioni… per complessivi 12 milioni di euro”.
Prolungate di due anni le concessioni
Il Comune chiede quindi ai vertici del Catullo “un aggiornamento su tali aspetti segnalando eventuali difformità rispetto alla programmazione con la relativa motivazione e per il futuro di procedere con aggiornamenti periodici”.
Va ricordato inoltre che il Catullo ha chiuso il 2022 con circa 3 milioni di passeggeri, risultato ritenuto positivo dall’attuale gestione, ma che comunque era già stato raggiunto più volte in passato e anzi anche superato abbondantemente. Per non parlare poi del confronto con gli scali vicini di Bergamo Orio al Serio e di Bologna che viaggiano a gonfie vele: il primo ha superato i 13,5 milioni di passeggeri, il secondo ha toccato quota 8,5 milioni.
Va poi ricordato che le concessioni quarantennali degli scali di Verona e Brescia sono state prolungate di due anni, rispettivamente fino al 2050 e fino al 2055.
La risposta dei vertici del Catullo al Comune è stata molto precisa: tutti i chiarimenti vengono forniti in occasione della relazione annuale nell’assemblea dei soci e più in dettaglio nelle riunioni del consiglio di amministrazione. Con i migliori saluti. E le preoccupazioni a Palazzo Barbieri restano.