Con 16 mila ettari a grano duro e 28 mln di valore produzione, la pianura padana si candida a nuovo tavoliere d’Italia. I cambiamenti climatici hanno spostato alcune colture storiche del sud verso il nord – spiega Coldiretti Veneto e Verona – la crescita del 26%del valore nell’ultimo decennio, in gran parte dovuto all’aumento della superficie investita nelle province più interessate Rovigo e Padova lo confermano. Ad incidere sulle performance del comparto la decisione di alcuni grandi marchi della pasta italiana che hanno scelto la filiera del Made in Italy 100% come il molino trevigiano Jolly Sgambaro, pioniere in questo senso, che lavora quantitativi di chicchi di provenienza certificata e a kmzero rispondendo ad una richiesta dei consumatori di provenienza locale.
La produzione di quest’anno, dopo i timori per la siccità ad aprile, sembra presentarsi in linea con la media delle stagioni passate – commenta Coldiretti – grazie alle piogge di maggio/giugno. Situazione rilevante per il triveneto in controtendenza con i cali previsti su territorio nazionale fino al 20% dovuti al periodo siccitoso. Il Veneto rimane comunque il cuore produttivo è sempre il frumento che continua ad essere seminato, secondo i dati sono 95mila gli ettari per un valore di 112 milioni di euro, Le bizzarrie del clima hanno influenzato la superficie a mais, coltura storica per il territorio, cala significativamente. Nella provincia veronese sono 3400 gli ettari coltivati a grano duro e 15.540 a soia. “Il rilancio del ruolo dei Consorzi Agrari è oggi legato ad una strategia che richiede una pianificazione nel medio lungo periodo – dice il presidente del Consorzio Agrario del nordest Ettore Prandini – proponendo di realizzare alcuni obiettivi fondamentali: formazione, ricerca, offerta dei servizi e attenzione alle filiere e ai territori. La delibera del Cda va in questa direzione. L’impegno deciso da tutti i soci è quello di promuovere non solo i volumi del fatturato nell’ambito di una strategia di crescita imprenditoriale quanto di sostenere le tecnologie applicate a processi di produzione efficienti e competitivi. L’agricoltura di precisione da sviluppare in collaborazione con SIS (società sementi italiana) e la ricerca assistita in materia di genetica ecologica possono acquisire i consorzi agrari tra i protagonisti alla guida delle imprese verso le sfide aperte nell’Unione europea in coerenza con la riforma della politica comune che richiede sostenibilità anche in risposta alla crisi climatica. Un modo di operare che mette, a sua volta, al centro della filiera l‘impresa agricola e pretende una diversa professionalità nella predisposizione di contratti per ridurre posizioni di debolezza e acquisire maggior valore aggiunto ai prodotti della coltivazione e dell’allevamento. In questo quadro i Consorzi Agrari devono avere l’ambizione di non chiedere nulla alla politica e di dare molto al Paese”