L’arrivo degli immigrati, in particolare dalle rotte del Mediterraneo, resta un tema cruciale nel dibattito politico attuale. Il presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, va dritto al problema: “Per quanto il tema dei migranti possa prestarsi a varie interpretazioni, non vi è dubbio che il nostro mercato del lavoro ha bisogno di lavoratori immigrati”. Pensiero chiaro, prospettiva complessa.
“Concordo col presidente Zaia – continua il numero uno regionale della Confcommercio – sia quando propone il coinvolgimento di Regione e Anci per un’accoglienza diffusa, sia quando afferma che il Veneto non può ospitare tutta l’Africa. E’ una questione di equilibrio: è necessario governare i flussi migratori e lavorare tanto sul terreno dell’accoglienza, quanto su quello dell’integrazione. Senza le fughe in avanti dettate dall’approccio squisitamente ideologico e per nulla pragmatico”.
È, insomma, una chiara chiamata alla necessità di lavoratori in arrivo dall’estero per colmare un gap che è, ormai, poco sostenibile, sempre con a mente la necessità di gestire i flussi migratori in maniera organica e sistemica, così come ha ricordato, recentemente, anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Nei giorni scorsi – conclude il presidente Bertin – abbiamo recepito le preoccupazioni degli industriali, degli artigiani e degli agricoltori in ordine alla mancanza di forza lavoro e dunque alla necessità di coinvolgere gli immigrati. Il mondo del terziario di mercato non sfugge a questa regola: una recente indagine ha individuato in una quota del 34% le strutture ricettive che non riescono a far fronte alla richiesta di personale, tanto da dover ridurre se non addirittura sospendere l’attività in un momento di grande crescita del turismo che, peraltro, sta premiando anche Padova”.
Dunque, apertura agli immigrati, ma con criterio.
“Sì agli immigrati, ma non in maniera sregolata e dai risvolti spesso drammatici come sta avvenendo adesso – conclude Bertin –. Noi siamo per flussi regolari, per una formazione magari fatta nei Paesi d’origine, per un minimo di apprendimento della lingua. Poi è evidente che chi arriva andrà, soprattutto, ad impegnarsi in quei lavori che i locali non vogliono più fare, ma che hanno l’intrinseca dignità del lavoro onesto, importante semplicemente perché richiesto. Non vi è dubbio, infatti, tanto per fare un esempio, che anche una stanza pulita come si deve in albergo ha un proprio “valore” se vogliamo che il nostro turismo sia un turismo di qualità”.