“Per un’azienda che da 70 anni si occupa di collegamenti ferroviari è motivo di grande soddisfazione e orgoglio l’entusiasmo unanime espresso da politici, tecnici e cittadini per la realizzazione di un’opera nella quale abbiamo speso ogni nostra competenza tecnica e impegnato ogni energia per far fronte anche alle problematicità organizzative straordinarie che i 15 mesi di pandemia hanno comportato”.
Maurizio Simeone, Direttore della progettazione della Divisione GCF Impianti Tecnologici e Innovazione, commenta l’arrivo inaugurale a Belluno, del primo treno elettrico a suggellare il completamento dell’elettrificazione della linea verso Conegliano: un cantiere GCF che ha visto impegnati senza riserve mezzi e uomini anche nei difficili mesi della pandemia.
Tre le tratte di ferrovia che, nei territori di Padova, Vicenza, Treviso e Belluno sono comprese nel progetto RFI “Bacino Veneto” che, nell’ambito dell’Accordo Quadro 224 prevede la completa elettrificazione del cosiddetto “anello basso linee del Bellunese”.
Il programma di elettrificazione e sostenibilità ambientale – finalizzato alla eliminazione delle attuali locomotive diesel massimizzando i vantaggi ambientali proprio del trasporto su ferro a emissioni zero – ha infatti coinvolto la Bassano del Grappa – Cittadella – Camposampiero, la Castelfranco Veneto – Montebelluna e in ultimo la Conegliano Veneto – Belluno.
Nell’insieme sono oltre 90 chilometri di ferrovia a binario unico lungo i quali sono stati gettati oltre 2.000 blocchi di fondazione per la posa di altrettanti pali o portali in acciaio zincato attrezzati con le mensole – per lo più di tipo Omnia – destinate all’ancoraggio della linea di contatto a doppio filo in rame da 2 x 100 mmq sostenuta da doppia corda portante in rame 2 x 120 mmq.
particolare complessità l’ultimo anno di lavori per l’elettrificazione della tratta montana di 30 chilometri tra Vittorio Veneto e Belluno.
Un segmento affrontato nei mesi duri del lockdown con le molte, eccezionali disposizioni sanitarie messe in atto per limitare il rischio di contagio da Covid-19.
Una tratta oggettivamente di grande difficoltà tecnica, in quanto caratterizzata dalla presenza di importanti viadotti di interesse storico, dall’attraversamento di numerosi centri abitati e stazioni (Nove, S. Croce del Lago, Stazione per l’Alpago, Cadola, Ponte nelle Alpi) e, soprattutto, dall’esistenza di ben 22 gallerie che, per un’estesa complessiva di circa 7 chilometri e mezzo, sono state attrezzate con 280 sospensioni da galleria fissate mediante l’impiego di apposite grappe inox. Due di esse, la S. Croce e la Fadalto (la più lunga con i suoi 2.152 m di sviluppo) sono state attrezzate con Stes (sistema di sicurezza in galleria); altre due – la Burigo e la Vigneta, per un’estesa di circa 500 mt – sono state allestite, invece, con catenaria rigida certificata GCF, indispensabile per sfruttare al meglio gli esigui spazi dei manufatti storici.
Importanti, anche, gli interventi per l’elettrificazione delle stazioni interessate dal progetto – una decina le maggiori – non soltanto per la posa e l’attrezzaggio di pali e portali con travi MEC, ma per la realizzazione di nuove cabine TE di trasformazione (a Cittadella, Conegliano, Camposampiero) e di sottostazioni elettriche S.S.E. (Nove-Vittorio Veneto, Ponte nelle Alpi) per l’alimentazione della linea di contatto.