Cresciuto a pane e Fiorentina, Luciano Bruni, centrocampista dai piedi buoni – come lui stesso ama definirsi – ha scalato le varie tappe del settore giovanile viola, fino ad arrivare alla Prima squadra. Con davanti un esempio da imitare come Giancarlo Antognoni. Mica uno qualunque. Uno talmente legato a doppio filo Firenze che se dici Fiorentina pensi a lui e viceversa. «Giancarlo – racconta – era un giocatore straordinario. Quando calciava il pallone si leggeva addirittura la scritta Adidas, per darvi l’idea. Poter giocare avendo lui come esempio da imitare è stata per me una grande fortuna. Osservando quelli bravi, hai sempre la possibilità di imparare e di capirne doti e segreti». Il destino, quasi beffardo, gli stava però preparando uno scherzo inatteso. «Proprio così – ricorda Bruni – ero già in Prima squadra e il giovedì negli spogliatoi venne “Picchio” De Sisti, allora allenatore, dicendomi che la domenica sarei partito titolare. Per me era il massimo. Purtroppo in quel maledetto giorni mi ruppi il legamento crociato del ginocchio e il mio sogno andò improvvisamente in frantumi. Si vede che era destino andasse così».
Ciò nonostante Il destino stesso, prima dispettoso, gli restituì il mal tolto con gli interessi. Dopo due anni trascorsi con le maglie di Pistoiese e Reggiana, utili soprattutto a recuperare la condizione dopo il brutto infortunio – il talento no, quello è rimasto intatto – ecco arrivare la chiamata del Verona. «Verona rappresenta la tappa più importante della mia carriera. Sei stagioni in un ambiente straordinario. Ma, soprattutto, uno scudetto indimenticabile. Siamo partiti senza particolari ambizioni poi quando dopo diverse giornate ci siamo trovati ancora in testa, abbiamo iniziato a pensarci seriamente. La nostra spensieratezza abbinata alla nostra inconsapevolezza di quello che stavamo per fare, hanno rappresentato la nostra forza. Come si dice: l’appetito è venuto mangiando e sapete tutti come è andata. Il segreto di quella squadra? Prima di tutto – puntualizza – era una squadra composta da tanti bravi giocatori che insieme hanno creato un gruppo straordinario che si è dimostrato tale non solo in campo ma, soprattutto, anche fuori dal rettangolo di gioco». A testimonianza di tutto questo c’è un fermo immagine indelebile, difficile da immaginare nel calcio di oggi, che lo stesso Bruni ricorda. «In tanti di noi, con le rispettive famiglie, abbiamo festeggiato il Capodanno e al momento del brindisi fu proprio Pierino Fanna a pronunciare per la prima volta la parola scudetto. Un sogno che poi che qualche mese dopo si sarebbe realizzato. Una favola da raccontare».
Domenica, chiamato dall’amico Sergio “Chicco” Guidotti, infaticabile Presidente dell’Asd Ex Calciatori Gialloblù, uno che i colori dell’Hellas li ha scolpiti nel cuore, sarà al Bentegodi per Verona-Fiorentina. «Solo il pensiero di passare sotto la Curva Sud – confessa emozionato – mi fa battere forte il cuore. Quella di domenica per il Verona è una partita di vitale importanza verso la salvezza. Di fronte si trova una squadra in salute. I viola sono anche impegnati con le due semifinali di Conference League ma dispongono di un ampio organico che consente un valido turnover. I gialloblù per vincere dovranno scendere in campo con voglia e fame, pronti a dare il 110%. Come vedo la lotta salvezza? A quattro giornate dalla fine ci sono ancora tanti scontri diretti. Tutto può succedere. Il Verona è padrone del proprio destino. Poi serve anche il classico fattore “C”. Il calcio vive di episodi. Quando servono, meglio averli a favore».
Enrico Brigi