Passato e presente. Alberto Gilardino è alla guida del Genoa, prossimo avversario dell’Hellas e il suo è un ritorno in riva all’Adige. Gilardino il gialloblù lo ha conosciuto nel lontano settembre del 2000 quando da precoce talento del Piacenza è passato nelle file del Verona del presidente Giambattista Pastorello. E’ il Verona affidato ad Attilio Perotti che coglie la salvezza nell’indimenticato spareggio con la Reggina. Gilardino dimostra di avere colpi importanti ma davanti a sè, ha solo vent’anni, ha giocatori importanti come Bonazzoli, Mutu, Camoranesi e l’eroe del Granillo, Michele Cossato. Si ritaglia uno spazio interessante ma il ricordo della sua permanenza al Verona è legata ad un episodio extracalcistico. La sera del 26 aprile 2001, tornando da una serata con amici trascorsa a Jesolo, uscì di strada e con la propria auto finì nelle acque del Sile. Riportò la frattura dello sterno e dunque stagione finita. Nelle due stagioni trascorse al Verona Gilardino mise a segno cinque reti, incamerando qualcosa come 39 presenze. Numeri non trascendentali per quello che sarebbe divenuto in qualche anno uno dei più forti attaccanti del campionato italiano, una carriera brillante culminata il 9 luglio del 2006 quando con l’Italia conquistò il titolo mondiale a Berlino nella finale con la Germania. Pedigree importante, di assoluto prim’ordine, per un giocatore che a Verona era arrivato come giovane speranza ma non aveva certo incantato i tifosi gialloblù. La sua esplosione avvenne, di fatto, nelle annate vissute a Parma e ancora una volta il suo destino si intreccia con il Verona. Gilardino passò, infatti, ai ducali a titolo gratuito ma l’allora presidente dell’Hellas Pastorello firmò con Arrigo Sacchi, che al Parma era ritornato in qualità di direttore tecnico, un documento in base al quale se Gilardino fosse stato venduto agli scaligeri sarebbe andato il 50% della vendita. E Gilardino, infatti, passò al Milan per 24 milioni di euro. E quei 12 milioni sono ancora, in teoria, nel possibile bilancio del Verona. Una vertenza che va avanti da oltre vent’anni e non ha ancora visto la parola fine. Nel bilancio dell’Hellas 2022 c’è un chiaro riferimento alla vicenda. Nel paragrafo sui fondi rischi è segnalato un contenzioso tra l’Hellas Verona e il Parma in Amministrazione straordinaria “relativo a vicende (compravendita giocatori) risalenti agli anni 1998-2003. La controversia è ora pendente avanti la Corte di Cassazione. Nei precedenti gradi di merito, la società scaligera era stata condannata a pagare al Parma, a titolo di risarcimento del danno, la somma di 14 milioni più rivalutazioni e interessi. Il Verona ha acquisito 4 pareri pro-veritate di 4 autorevoli professori universitari, che hanno concordemente concluso per la palese erroneità delle pronunce di merito, rilevando l’inesistenza di qualsiasi diritto del Parma al risarcimento del danno, la quale, dalle vicende risalenti agli anni 1998-2003, non solo non ha subito pregiudizio, ma si è sensibilmente arricchita, maturando cospicue plusvalenze. Anche i legali, incaricati di assistere la società nel giudizio in Cassazione, hanno espresso un parere scritto, dove hanno dichiarato, alla luce di specifici precedenti della giurisprudenza di legittimità, la manifesta fondatezza delle difese svolte dalla società nel giudizio di cassazione e l’ingiustizia della condanna”. Incredibile ma da quel passaggio di giocatori tra Verona e Parma e Gilardino è l’esempio più famoso e determinante, sono passati oltre vent’anni e allo stato attuale non si è ancora trovato una soluzione finale. Un passato pesante e non solo, dunque, calcistico. Resta il presente e quello, fortunatamente, riguarda solo il campo. All’andata il Genoa di Gilardino fece lo sgambetto all’Hellas. E’ tempo di rivincita.
Mauro Baroncini