Dal 1 aprile entra in vigore la trasformazione in Spa. Con una quota del 24.5% il controllo passerà di fatto a Generali.
Lanciata la petizione “CATTOLICA NEL CUORE” per tutelare il futuro della compagnia, i 1400 dipendenti e i 1800 agenti.
Dopo Cariverona e Banco Bpm, dal 1 aprile, in seguito alla trasformazione in Spa, Verona perderà anche il controllo di Cattolica Assicurazioni. Dopo 15 anni di gestione controversa da parte del CDA, oggetto recentemente anche di pesanti richiami da parte dell’Ivass, rimangono oggi solo poche briciole dei miliardi di euro di valore borsistico che nel 2007 Cattolica Assicurazioni capitalizzava.
Ancora una volta ad uscirne sconfitti, oltre le migliaia di soci, i 1.400 dipendenti e i 1.800 agenti, sono tutti i veronesi e i veneti che rischiano di perdere il legame con questa importante istituzione che ha garantito sviluppo dei nostri territori per tanti decenni.
Secondo Casa Cattolica: “La trasformazione in Spa avviene in seguito al contestato aumento di capitale dello scorso 27 giugno, votato solamente dal 5,88% dei soci e all’altrettanto discussa assemblea straordinaria del 31 luglio (sulle recenti assemblee è in corso una indagine della Procura di Verona per illecita influenza di parte del Cda). È stata quindi perpetrata, in pieno periodo COVID, in modi e tempi che non possono essere definiti adeguati e che rischiano di compromettere l’equilibrio e il mantenimento del valore generato da Cattolica, in termini di posti di lavoro e di impatto economico e sociale sul territorio. Sarà il voto di pochi grandi azionisti – in primis Generali Assicurazioni e la Berkshire Hathaway di Warren Buffet” si legge in una nota “ad eleggere nella prossima assemblea di maggio, il nuovo CDA chiamato al rilancio della compagnia. Un CDA che sicuramente dovrà esprimere competenze e professionalità importanti – come chiede l’IVASS – ma che dovrà essere consapevole e rispettoso della storia di Cattolica Assicurazioni, degli investimenti dei piccoli soci (da domani azionisti) e del legame profondo con il territorio, per garantire un’evoluzione sostenibile del proprio modello d’impresa.