Comencini e la “questione Chernobyl” "Molti bambini bielorussi curati in Italia, ma ora non è più possibile farlo: perchè?"

Con un’interrogazione parlamentare il deputato veronese della Lega Vito Comencini, componente della Commissione Affari Esteri, ha sollevato alla Camera la questione dei minorenni bielorussi che continuano ad abitare nei territori contaminati dalle scorie nucleari di Chernobyl, senza la possibilità di proseguire le loro cure in Italia a causa dell’emergenza coronavirus.

“Fino ad oggi i programmi di risanamento hanno prodotto risultati positivi. Decine di migliaia di minorenni bielorussi, colpiti dalle nefaste conseguenze del disastro di Chernobyl, sono stati curati nel nostro Paese grazie alle relazioni diplomatiche con la Bielorussia”, afferma Comencini, che ha chiesto al governo di adoperarsi per “trovare un accordo per la ripresa dei programmi di accoglienza e per attivare al più presto un tavolo tecnico con l’obiettivo di valutare l’arrivo dei bambini bielorussi sulla base di un protocollo di sicurezza. È necessario inoltre studiare la possibilità del rilascio di un visto e relativo permesso di soggiorno per i minori, in modo da non essere vincolati rispetto a quanto deciso dall’Unione europea”.
Secondo alcuni studi scientifici i soggiorni terapeutici portano a una riduzione compresa tra il 30 e l’80 per cento delle particelle di Cesio-137 presenti nell’organismo dei bambini nati nei territori interessati dall’incidente nucleare. Comencini invita dunque il Governo a riaprire le porte.

“Da parte bielorussa non vi sono ostacoli pregiudiziali che impediscano lo svolgimento dei programmi di accoglienza in Italia. Le autorità governative hanno fatto sapere che la loro decisione si baserà sulla situazione epidemiologica in Italia e sulle misure programmate da parte italiana per provvedere alla sicurezza sanitaria dei bambini bielorussi”, conclude Comencini.