Molti di noi conoscono il mito di Narciso. Nella versione romana tratta da Ovidio, Narciso era un giovane di grande bellezza. Vagando nei boschi a caccia di cervi, venne seguito dalla ninfa Eco, incapace di parlargli poiché in grado di ripetere solo le ultime parole che le venivano dette. Eco tentò di abbracciarlo, perdutamente innamorata, ma fu respinta. Con il cuore spezzato, passò il resto della vita piangendo il suo amore e si lasciò morire. Nemesi, visto ciò, decise di punire duramente Narciso. Lo fece specchiare in una pozza d’acqua profonda. Egli si innamorò del suo riflesso, cadde nella pozza e morì. Questo duro racconto, che apparentemente potrebbe sembrare una favola da narrare ai bambini, oggi è di una tangibilità sconcertante.
Che fine ha fatto il cacciatore di cervi, Narciso, in questo periodo? Il narcisismo sano, che permette di equilibrare le nostre esigenze a quelle altrui, è legato ad una altrettanto sana strutturazione della personalità. A volte qualcosa non va come dovrebbe andare.
Nell’infanzia si genera una “ferita narcisistica” a causa di un trauma. I sentimenti di paura e di vergogna generano risentimento e si sviluppano altrettanti sentimenti negativi che nell’età adulta sfociano in un grande vuoto esistenziale. Esiste, oggi, un profondo oceano di donne e uomini vittime dell’abuso di queste personalità. Poco se ne parla, poco ne parlano le stesse vittime per la profonda vergogna di essere cadute in questa spirale di violenza consumata nel tempo. Un argomento emergente, socialmente pericoloso. Il disturbo narcisistico di personalità (sia femminile che maschile) è attualmente oggetto di studio attento. Le personalità narcisistiche vengono classificate di tre categorie: overt, covert e maligne.
I narcisisti cercano le loro “prede” (cosi chiamate) in base al loro grado di empatia, capacità di dare amore, generosità, bene.
Lo schema della relazione viene suddiviso in tre fasi: il bombardamento d’amore, la svalutazione e lo scarto. Quando il narcisista comprende che il suo vuoto interiore non può ulteriormente essere colmato, che la vittima inizia a comprendere e a chiedere lo spazio di una relazione sana, passa dall’amore all’odio in poco tempo. Nel mentre cerca altro rifornimento altrove per non trovarsi senza nutrimento quando deciderà di scaricare la preda. Punirà con il silenzio, sparirà come un fantasma.
Sibilla Jacopini, autrice del libro “Mica ti ho promesso niente: riconoscere e superare il narcisismo” racconta tutto ciò e molto di più parlando della propria esperienza ma soprattutto analizza le possibilità effettive che le vittime hanno di uscire da questo inferno. Incita a non sentirsi soli e a cercare aiuto.
Gli uomini e le donne che vivono questa esperienza si ritroveranno a dover fare i conti con la propria dignità perduta, l’autostima azzerata. Unica via: la fuga. Per scoprire con orrore che le maschere pirandelliane sono due, tre, dieci, cento. Maschere di tradimenti, di bugie, di realtà contorta e distorta e terribile. Ad attenderli un lungo periodo di ripresa affiancati dall’aiuto di un terapeuta che li riconduca all’idea di un amore sano e non malato. In questo mondo sempre più solo, ci piace ricordare che i narcisisti sono soli. Che le persone che non sanno stare sole, sono sole e che il profeta Tiresia, interpellato dalla madre preoccupata di Narciso, rispose che egli avrebbe raggiunto la vecchiaia “solo se non avesse mai conosciuto se stesso”.
B. A.