Romeo Ferrari*
Molti studiosi, occupandosi della storia del Novecento, sono giunti a formulare una definizione del secolo quasi sempre mettendo in evidenza un elemento caratterizzante il periodo: il secolo dei genocidi, l’età dei totalitarismi, l’età della violenza. Altri storici invece si sono concentrati sulla periodizzazione (secolo breve, secolo lungo, secolo spezzato) e, pur nella diversa lunghezza dei tempi, hanno comunque mostrato di condividere due fatti tra di loro correlati, che conferiscono una certa continuità al ventesimo secolo: la fine dell’eurocentrismo e l’unificazione della storia mondiale.
Nella presente rubrica si avanza l’ipotesi che il Novecento storico esibisca una identità formata da due facce tra di loro unite, come un Giano bifronte, dove i due volti corrispondono a due periodi e la cui durata non coincide con il secolo astronomico. Il primo Novecento inizia con la Grande Guerra (1914-18) e si conclude con la Seconda Guerra Mondiale (1939-45), mentre il secondo Novecento, che germina durante il secondo conflitto bellico mondiale, termina con i grandi eventi della prima decade del ventunesimo secolo.
A titolo di esempio, per conferire concretezza al profilo bifronte del Novecento, pensiamo all’Italia. Nel primo Novecento il nostro Paese era uno stato monarchico e liberale, che nell’Ottobre del 1922, affidando l’incarico di Presidente del Consiglio a Benito Mussolini, accettò la trasformazione in dittatura fascista e mantenne l’economia basata prevalentemente sul settore primario. La Resistenza all’occupazione nazista e alla Repubblica sociale italiana (fine Luglio 1943 – Aprile 1945), il Referendum su monarchia o repubblica (Giugno 1946) e la promulgazione della Costituzione (Dicembre 1947) cambiarono radicalmente l’assetto giuridico-istituzionale e politico dell’Italia in stato repubblicano e democratico, che diede avvio, pur tra difficoltà, contraddizioni ed errori, a un poderoso processo di trasformazione economica, sociale e culturale del Paese e lo portò a diventare uno degli stati più sviluppati del mondo.
I grandi avvenimenti, che caratterizzano l’inizio del ventunesimo secolo, da un lato concludono il secondo Novecento e, dall’altro, si pongono come premessa per sviluppi futuri, ancora imperscrutabili e del tutto imprevedibili, che contribuiranno a costruire una nuova epoca, in cui la tecnica e la scienza assumeranno un ruolo assai rilevante se non centrale e decisivo.
I principali fatti della prima decade del duemila:
– l’attacco aereo alle torri gemelle di New York (2001), prima diretta aggressione della storia subita dagli Stati Uniti, che ne incrina l’invulnerabilità;
– la diffusione del terrorismo internazionale e l’avvento del multipolarismo, dopo una fase di incontrastata egemonia statunitense;
– la rovinosa crisi finanziaria, iniziata con il crollo dei subprime (fine 2006), il conseguente fallimento di numerose banche tra cui la Lehman Brothers (2008) e la creazione, sempre nello stesso anno, della prima criptovaluta, il bitcoin;
– l’irresistibile ascesa economica della Repubblica popolare cinese, che giunge a insidiare il secolare primato economico degli Stati Uniti d’America; la rivoluzione della tecnologia digitale, che concorre a cambiare in profondità i mass media (iPhone 2007 e ipad 2010) e a innovare irreversibilmente i sistemi di produzione (industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale).
Il motivo conduttore, che caratterizza il secondo Novecento, è l’assetto di interdipendenza mondiale complessa: in esso tutte le regioni e i territori del pianeta sono messi in diretta relazione, ogni ambito della realtà, sia antropica sia naturale, è coinvolto e diventa permeabile e tutto ciò che accade opera in un regime di interazione continua globale.
Lo status di costante interattività – reso possibile dalla tecnologia digitale che ha abbattuto le distanze spazio-temporali – ha trasformato il mondo in una “enorme metropoli”.
Seguiremo il corso degli eventi che si sono succeduti nel secondo Novecento, non solo per verificare la fondatezza dell’ipotesi interpretativa, ma soprattutto per comprendere in profondità il senso di ciò che è accaduto ieri e predisporci ad affrontare con più consapevolezza l’ignoto del futuro che ci sta davanti.
Ogni contributo, inoltre, mira a mettere in luce qualche aspetto o elemento della complessità dei fatti presi in esame che di solito non sono adeguatamente considerati nell’immaginario collettivo oppure tendono a essere equivocati se non addirittura ignorati.
*docente di storia
e filosofia