Com’è bello sognare a occhi aperti ! – di Sara Rosa Il “daydreaming”, se ben gestito, è un processo cognitivo che dà numerosi vantaggi

Nella vita quotidiana gli eventi ci portano talvolta ad accumulare squilibri e tensioni, che tendiamo a incamerare in un serbatoio chiuso. Il sogno onirico apre la teca delle nostre emozioni più intime, le proietta sullo schermo della nostra mente e ricostruisce una sorta di equilibrio psichico, aiutandoci a comprendere ciò che nella
giornata ci ha ferito.
Ma c’è anche un altro tipo di sogno il “daydreaming” ovvero il sognare a occhi aperti che a sua volta, se ben gestito, è un processo cognitivo ricco di vantaggi psicoemotivi. Un processo mentale, attraverso cui, alleniamo la nostra mente. Un’attività che soprattutto quando siamo sopraffatti da un presente che non ci soddisfa ci aiuta a “respirare mentalmente” e a prenderci una sosta rasserenante. I sogni ci ricaricano perché ammortizzano la durezza della realtà. Ci aiutano ad allentare conflitti e frustrazioni. Fantasticare, liberare l’immaginazione e lasciarla andare per vedere i nostri desideri messi in scena e confidare che un giorno possano diventare realtà.
Gli studi effettuati indicano che ben il 96% degli adulti si impegna, quotidianamente, in fantasie a occhi aperti e in particolare, secondo uno studio di due ricercatori dell’Università di Harvard trascorriamo il 47% del nostro tempo in tale attività. Sognare a occhi aperti può sollevare il livello del tono dell’umore, alleggerire la mente, alleviare dalle quote d’ansia. E’come concedersi una pausa dalla realtà che viviamo.
Uno stratagemma della mente per ipotizzare, sviluppare idee e sperimentare alternative. Un esercizio per il cervello che aiuta ad alimentare la produttività, l’elasticità e la capacità di problem solving. Come in tutte le attività, anche in questa occorre avere equilibrio, il “daydreaming” non deve divenire un modo per evadere totalmente da una vita che non soddisfa, perché questo può generare frustrazione al “risveglio” fino a deragliare e a portarci a disconnetterci dalla realtà e quindi sfociare in un disturbo da fantasia compulsiva il “maladaptive daydreaming” una problematica non presente nelle nomenclature scientifiche ma molto interessante e studiato dal 2002 dal Dr Eli Sómer.

*psicologa e psicoterapeuta