C’è interesse per la coltivazione della canapa sul territorio veronese. Sono più di cento gli ettari vocati per una produzione regionale di oltre 12mila quintali concentrati in particolar modo nella provincia scaligera che registra 43 ettari coltivati e un raccolto di 4930 quintali. Seguono le coltivazioni nelle province di Venezia, Treviso e Padova. E’ quindi necessario uscire dalla giungla di norme e controlli dando uniformità di applicazione della legge a livello nazionale per sostenere una maggiore diffusione dell’interesse per questo indirizzo agronomico. La convocazione del primo tavolo nazionale di filiera – commenta Coldiretti Verona che ha coinvolto ministeri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto – va in questa direzione e vede allineati i produttori veneti sostenuti nell’attività anche da una normativa locale che ha incentivato la produzione agroalimentare negli ultimi anni.
Fino agli anni ‘40 la canapa era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore al mondo dietro soltanto all’Unione Sovietica, poi il declino per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta. La canapa sta vivendo oggi una seconda giovinezza – sottolinea la Coldiretti scaligera – con un vero e proprio boom su più fronti dall’alimentare alla medicina. In commercio si trovano dai biscotti e dai taralli al pane, dalla farina di all’olio, ma c’è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla canapa si ricavano inoltre – continua Coldiretti – oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento – aggiunge Coldiretti – che assicura una combustione pulita. Si stima – conclude la Coldiretti – un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole.