Moduli monocromi di diverse dimensioni, interagendo con la luce, restituiscono al pubblico l’essenza di “Color of changes”, la personale dell’artista Domenico D’oora proposta, in questi mesi, da Kromya Art Gallery, prima nella sede veronese di via Oberdan (fino al 27 luglio) e poi alla galleria di Lugano.
Le creazioni, unite all’allestimento pensato in occasione dell’esposizione, si focalizzano sul colore e sulla sua capacità di espandersi nell’ambiente circostante. Per chi osserva, l’invito è a immergersi nella scena per accogliere le inevitabili imperfezioni della rappresentazione, metafora di un reale che chiede alle persone di diventare protagoniste.
L’atmosfera dell’insieme suggerisce la possibilità di scorrere con lo sguardo sulle superfici materiche per “muoversi attorno alle opere percependone la tridimensionalità”. In quest’ottica, la concezione tradizionale di “supporto” scompare sostituita da una fisicità visiva e tattile che entra in relazione con la stessa corporeità dello spettatore.
“Color of changes”
L’esperienza consente di assistere, spiega D’oora, “al formarsi della poesia dell’opera, nel colore, nella luce, nello spazio e nel tempo”. L’artista, attratto negli anni Settanta dalla fotografia e dalla pittura figurativa (indirizzate alla decostruzione del linguaggio verbo-visivo, da lui definito “poesia visiva”), velocemente si sposta all’avanguardia di Kazimir Malevich, un movimento culturale che si oppone ai classicismi e teorizza la necessità di una totale astrazione “per raggiungere il predominio dell’arte sull’oggettività delle apparenze reali”.
L’idea di base consiste nel provare a rappresentare il mondo attraverso inediti punti di vista, lontani dalle logiche di mercato. Ne escono racconti visivi segnati da una lingua nuova ed essenziale, ricca di varianze cromatiche uniformi o forme geometriche elementari.
La scelta, non semplice, della riduzione al monocromo e dell’evitamento di ogni figurazione, restituisce una serie di rigorosi e minimali “non-oggetti” pittorici. Da sempre, la ricerca artistica di D’oora (caratterizzata dall’uso del colore e della materia in chiave percettiva) lo porta a sperimentare l’impiego di svariati materiali quali tele sagomate, multistrati, pvc, stele, ardesie e bronzi.
I suoi lavori offrono un colore multidimensionale e senza limiti che trova applicazione in superfici dal sapore di sculture monolitiche, create grazie alla sovrapposizione di numerose velature. Particolarmente interessanti sono i recenti “O- void”, opere tridimensionali con insoliti volumi e forme quasi sospese che restituiscono originali risultati espressivi.
In queste narrazioni, il colore è l’elemento essenziale utilizzato non per celare una rigorosa materia ma per potenziarla. Si tratta di una cromia capace di accogliere esperienze imperfette, memorie, conoscenze o intuizioni sul futuro che non richiedono spiegazioni.
Le opere
Le opere proposte nella mostra di Kromya Art Gallery sembrano accomunare gli sguardi dell’artista (dettati dalle sue personali vicende, sperimentazioni, riflessioni e abilità) con quelli di chi si accosta a osservare.
Il percorso espositivo assume il valore di un atto tangibile e immersivo nel quale la concretezza dei non-oggetti, l’equilibrio della pittura e della materia, le consistenze di spessori e volumi, i contrasti e le percezioni si uniscono al lento mutare della luce, svelando l’inesorabile scorrere del tempo. La visione monocromica interroga, chiede di entrare in relazione e diventa, sorprendentemente, presenza più che assenza.