Collettivo Gioia è una realtà musicale veronese che si muove fra indie italiano, pop, noise e psichedelia. Tutto è cominciato nel 2012, quando Federico Torneri (voce, chitarra acustica, sinth) e Alessandro Sarti (chitarra elettrica) hanno deciso di suonare assieme. Il progetto si è, però, strutturato nel 2021, con l’arrivo di Carlotta Favretto (batteria, voce). A lei si sono aggiunti Alberto Prandini (basso) e Mattia Tramonti (chitarra elettrica). Poi, a giugno 2022 è stato pubblicato il primo EP, “Temporali”. Collettivo Gioia si è raccontato alla Cronaca attraverso Federico. Partiamo da “Temporali”: qual è il significato della copertina? “Nasce da una foto scattata qualche anno fa da Alessandro. Eravamo andati in Lessinia. Pioveva e, mentre io camminavo con l’ombrello sul tetto di una malga, Alessandro mi ha fotografato. Poi, quando abbiamo pensato a una papabile copertina, ci è venuta in mente. Questo perché poteva in parte rappresentare l’idea del temporale che in questo caso è il temporale emotivo. Comunque, la copertina finale è un disegno scelto fra una serie di schizzi, tra cui quelli di Mattia e Alessandro”. “Temporali” è stato recensito anche da uno dei più rinomati magazine musicali italiani, Rumore. Come avete vissuto la cosa? “Contentissimi. Per alcuni di noi era la prima esperienza in uno studio di registrazione. E quindi vedere un anche solo qualche centimetro di una pagina di giornale col nostro nome ci ha fatto super piacere. Speriamo che non sia l’ultima volta”. Questo EP anticipa il vostro primo full album? “Attualmente abbiamo circa 9/10 pezzi. Si è parlato di tornare in studio di registrazione. Però, non ci basta avere delle canzoni. Vorremmo che l’album avesse un significato particolare e mgari anche arrivarci con una consapevolezza maggiore. Siamo alle prime armi con la registrazione ecc … Quindi, vorremmo pure capire dove registrarlo. Magari fare un altro EP potrebbe aiutarci: provare un nuovo studio e valutare il tipo di suono che preferiamo e che magari dobbiamo ancora conoscere”. Cosa potete dirmi sui nuovi brani? “Dalla fine dell’estate abbiamo affittato una sala prove. Da allora, è capitato spesso di improvvisare, quindi scoprire un lato un po’ diverso rispetto a quello che conoscevamo prima che era un po’ legato al tempo. Avevamo solo due ore e non potevamo tanto ‘lasciarci andare’. Quindi, adesso stanno venendo fuori tante gemme. Ora stiamo cercando di capire quale sarà la nostra direzione. Potrebbe essere un ibrido fra forma canzone e jam session che ci aiuta anche a conoscerci meglio musicalmente”. Le vostre influenze? “C’è tanto pop: i nostri pezzi fino ad ora sono abbastanza melodici. A me piacciono i Pink Floyd, tutto ciò che è ambient, psichedelico e sperimentale. Alessandro apprezza anche quello che è noise e dissonante. Io, invece, ho dei gusti che tendono più alla melodia. Si crea un mix fra le varie influenze. Altri nomi: The Flaming Lips e Tame Impala”. Qual è il vostro processo creativo? “La maggior parte dei pezzi sono stati composti anni fa da me o Alessandro. Di solito io scrivo musica e testo assieme e la stessa cosa fa lui. Dopo questa fase iniziale il tutto viene condiviso. Da qui, ognuno interpreta, ci mette un po’ del suo, arricchisce, senza troppi paletti. Nell’ultimo periodo sono nati brani da idee magari di Mattia o Carlotta. Anche in questo caso l’idea iniziale è stata condivisa. Spesso i pezzi evolvono prima di arrivare a una forma definitiva. Anzi, spesso continuano ad evolvere anche dopo essere stati registrati. Ad esempio, se senti dal vivo alcune canzoni potresti trovare già adesso molte differenze”.
Giorgia Silvestri