«No all’embargo russo», «Putin facciamo la pace», «La guerra fredda uccide il Made in Italy», ma anche «Brexit+embargo=Italia in letargo». Sono alcuni degli striscioni che almeno diecimila tra agricoltori e allevatori italiani hanno portato in piazza a Verona con i trattori, per protestare contro l’embargo russo che ha azzerato completamente le esportazioni dei prodotti agroalimentari più rappresentativi del Made in Italy scatenando una guerra commerciale che ha provocato pesantissimi danni all’economia e la perdita di posti di lavoro. Si sono dati appuntamento dentro e fuori il Cattolica Center in Zai. La manifestazione, guidata dal presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo, ha visto la presenza e dal presidente di Coldiretti Verona Claudio Valente, tra gli altri del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, del Governatore del Veneto Luca Zaia e del sindaco Flavio Tosi. Il Veneto, come hanno spiegato alla Coldiretti, è stato scelto perchè è la regione più duramente colpita. Qui gli agricoltori hanno portato anche i prodotti rimasti invenduti, dalle mele ai kiwi fino alle pesche, ma anche i formaggi e i prosciutti per denunciare un braccio di ferro insensato e autolesionistico. Sono stati anche esposti gli scandalosi surrogati del Made in Italy come il «Russkiy Parmesan», ma anche il salame Milano o la mozzarella Made in Russia che sugli scaffali dei supermercati del Paese di Putin hanno preso il posto dei cibi italiani originali i quali rischiano ora di rimanere esclusi per sempre. All’appuntamento con la gente dei campi non ha voluto mancare il vescovo Giuseppe Zenti .
«Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio ‘buono’ e fanno proliferare quello ‘cattivo’ e c’è il rischio che per l’export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita – ha detto il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – Il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non volere più il Made in Italy sulle loro tavole». A salire sul podio dei prodotti agroalimentari Made in Italy più colpiti direttamente dall’embargo in termini di taglio in valore delle esportazioni sono – precisa la Coldiretti – nell’ordine l’ortofrutta per un valore di 149 milioni di euro, soprattutto per mele, kiwi e pesche, poi i prodotti lattiero- caseari, per un importo di 80 milioni di euro principalmente per Grana Padano e Parmigiano Reggiano, e infine le carni e i salumi con perdite di 39 milioni di euro.”Avete visto cos’è successo in Inghilterra”, ha detto Tosi nel suo saluto anche ai molti sindaci intervenuti in sala, “avete visto l’irrazionalità di quello che è accaduto… uscire dall’Europa -ha aggiunto- vuol dire diventare extracomunitari… è come quello, scusate il paragone, che per fare dispetto alla moglie, si taglia i cosiddetti”. E lì è scattato l’applauso. Dal canto suo il ministro Martina ha spiegato che «l’Italia ha sempre fatto una parte molto originale e più avanzata rispetto alla discussione europea.Non a caso – ha aggiunto – il presidente del consiglio Matteo Renzi poche settimane fa è stato a San Pietroburgo; non a caso siamo quelli che più di altri stanno cercando di tenere aperto il fronte, di aprire degli spazi di dialogo e di confronto». Per Luca Zaia infine “è una battaglia, ma la vinciamo”.
G. G.