“Sul Recovery Plan è incomprensibile il cambio di strategia del Governo”. Lo afferma Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto e Verona richiamando la posizione del presidente nazionale Ettore Prandini sui tagli apportati all’agroalimentare nella nuova versione del Recovery Plan. “Il testo rivisto –sottolinea Salvagno – azzoppa le possibilità di rilancio dell’Italia verso una rivoluzione verde del Paese che è anche obiettivo dei fondi comunitari”.
In sostanza, vengono tolte risorse per la crescita sostenibile – spiega Coldiretti – dalle filiere produttive alle foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, dalla chimica verde e alle bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici.
“Il Veneto rischia di essere penalizzato anche per i minori fondi legati alla creazione di invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua. La nostra regione – ricorda Salvagno – recupera solo il 5% della pioggia rispetto ad una media nazionale dell’11%, un dato preoccupante che dimostra quanto bisogno ci sia di investimenti in questo campo”.
Coldiretti chiede spiegazioni al Governo sul l’inversione di rotta in un momento in cui proprio l’emergenza globale provocata dal coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. L’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale ma deve investire per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali. “Sono scelte che pesano su una regione – commenta Daniele Salvagno – con un corredo di tipicità fatto da 18 denominazioni di origine protette (DOP), 18 indicazioni geografiche protette (IGP) e 3 specialità tradizionali garantite (STG), cui si aggiungono 14 denominazioni di origine controllata e garantita (DOCG), 28 denominazioni di origine controllata (DOC) e 10 indicazioni geografiche tipiche (IGT) nel settore dei vini che concorrono ad un fatturato del settore pari a 6 miliardi di euro realizzato da 60 mila imprese è la regione italiana più esposta per progettualità e potenziale di sviluppo.
“Gli agricoltori durante la pandemia non hanno mai mollato – conclude Salvagno – ed hanno garantito l’approvvigionamento alimentare della popolazione non facendo mai mancare beni essenziali nonostante le molteplici criticità. Bisogna ripartire da questa forza sociale che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può offrire con la rivoluzione verde occupazione nei prossimi dieci anni. Ricordo infine che proprio durante il lock down sono nate migliaia di nuove imprese agricole guidate da under 40 in netta controtendenza con gli altri settori”.