Dopo essersi aggiudicato ben tre statuette d’oro (Miglior film, Miglior attore non protagonista e miglior sceneggiatura non originale) alla notte di premiazione della 94ª edizione degli Academy Awards, il 31 marzo arriva anche nelle sale italiane CODA – I segni del cuore, remake americano del già noto film francese La Famiglia Bélier.
Diretto da Eric Lartigau nel 2014, la pellicola francese racconta la storia di una famiglia di sordi attiva nel mercato agricolo dell’ovest della Francia, che per la propria sopravvivenza quotidiana fa interamente affidamento su Paula, figlia adolescente dotata per il canto e unica udente all’interno del nucleo famigliare. Nell’adattamento americano firmato Sian Heder la protagonista si chiama Ruby, i suoi parenti sono impegnati nella gestione di un’attività ittica e l’intero racconto si basa sulla dinamica tipica delle narrazioni da coming of age: una giovane protagonista in fase di crescita si trova a vivere il peso della dicotomia tra l’obbedienza a un senso di responsabilità verso la famiglia bisognosa di supporto e l’accettazione di un profondo desiderio di distacco da una realtà percepita come lontana ed estranea al proprio stile di vita.
Manco a dirlo, anche in CODA (pseudonimo di Children of Deaf Adults) la protagonista ha un talento per il canto, coltivato giorno e notte grazie a un dedito professore di musica che la vorrebbe candidata ai colloqui per entrare nel prestigioso ateneo di Berklee: il punto di vista della famiglia che caratterizzava la versione francese si restringe dunque allo sguardo univoco di Ruby, emblema della self-made woman americana che soffre il dilemma della scelta tra l’affermazione individuale e la possibilità di una vita passata al servizio del prossimo. I suoi conflitti interiori, tuttavia, mai si elevano a una reale concretezza drammaturgica, se non quella necessaria a costruire situazioni comiche oggettivamente riuscite, eppure incapaci di esprimere l’urgenza di rappresentare dinamiche e quotidianità tipiche di un mondo sconosciuto ai più. La linearità delle situazioni narrate finisce dunque per ridurre la problematicità che caratterizzava l’opera originale a semplici aneddoti, che si avvicendano nel corso di una storia dotata di buoni espedienti di intrattenimento, ma che raramente riesce a raggiungere la genuinità e la freschezza del corrispettivo francese.
Nel piegarsi alle logiche dell’inclusività e del pragmatismo americano, CODA – I segni del cuore riesce però ad azzeccare il cast, interamente composto da attori realmente sordi e talentuosissimi, talmente tagliati per i personaggi che interpretano da catturare lo spettatore più per la loro interpretazione che per la reale consistenza dei loro caratteri cinematografici.
A fare la parte del leone Troy Kotsur, vincitore, non a caso, del premio Oscar come Miglior attore non protagonista, mentre a lui si affianca la nota Marlee Matlin, già vincitrice dello stesso premio nel 1986 per Figli di un Dio minore.
Maria Letizia Cilea