“Il mondo dietro di te” di Rumaan Alam (2020, La nave di Teseo, traduzione dall’inglese di Tiziana Lo Porto. Titolo originale: Leave the world behind)
In un angolo remoto di Long Island, Amanda e Clay stanno trascorrendo una settimana di vacanza con i due figli adolescenti, Archie e Rose. Una pausa dalla quotidianità frenetica di New York, in un’isolata casa di villeggiatura, che Amanda ha scovato on line. Le giornate passano con un ritmo indolente, tra bagni in piscina, qualche abbuffata, l’assenza di regole in una casa di lusso con l’intelligenza affidabile di schermi digitali che scandiscono il tempo. “Una casa che quasi non ha bisogno di persone.” Ad Amanda e Clay pare di avere tutto sotto controllo, di essere un microcosmo isolato ma perfetto, che non ha bisogno di niente e nessuno per funzionare. L’incantesimo si rompe quando, nel cuore della notte, un’anziana coppia, George e Ruth, bussa alla porta. Dicono di essere i proprietari della villa. Dicono che un blackout a New York li ha costretti a tornare nella casa che avevano messo in affitto. Ma a quel punto i cellulari hanno smesso di funzionare, come pure la televisione e verificare quella versione diventa impossibile. Amanda e Clay possono fidarsi? Quella casa è davvero sicura? Mentre la natura comincia a ribellarsi e gli animali sembrano “sapere” qualcosa, in una graduale quanto rapida discesa nell’assenza di logica, i protagonisti cominciano a dubitare: esiste un posto realmente sicuro? Dobbiamo avere fiducia nell’altro o dobbiamo difenderci come prede che lottano per mettersi in salvo? Se non ci si comporta da esseri umani in momenti come questi, allora non è forse vero che non si è più niente?
Giulia Tomelleri