Città soffocata dai turisti, che fastidio Il turismo porta sviluppo, ma cresce l’insofferenza dei residenti per i flussi eccessivi

In un periodo storico in cui ogni parte del mondo può diventare una meta per il turismo, come può affrontare le novità e la concorrenza in questo settore una meta turistica storica una città (meta turistica storica) come Verona? .Attorno a questo interrogativo si è sviluppato il convegno organizzato dall’Associazione Giuseppe Barbieri all’ultimo e panoramico piano dall’Hotel Verona con la presentazione del Libro “Il nuovo ruolo delle DMO (modello organizzativo per la gestione di destinazioni turistiche): il cuore della destinazione”, una ricerca collaborativa di Daniela Cavallo, Maurizio Di Marco, Virgilio Gay, Giovanni Antonio Sanna, Letizia Sinisi Andrea Succi, curata da Federico Massimo Ceschin.
La promozione è la causa principale dell’overtourism che crea grandi aspettative attraverso il marketing. Anche la Turchia ha superato l’Italia come meta turistica. I dati più interessanti ed attuali sono quelli di Demoskopika secondo la quale sono prioritariamente sette le destinazioni provinciali a soffrire maggiormente il fenomeno dell’overtourism: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli.
Un tema importante per andare verso un sistema coerente, omogeneo, integrato e sostenibile di accoglienza, ospitalità e servizio, in grado di fare leva sulle plurali identità territoriali, sulle esperienze di comunità, sui patrimoni materiali e immateriali e sulle “cose belle” che si producono all’ombra dei campanili (e piacciono al mondo).
Il presidente Gian Arnaldo Caleffi ha ricordato come il turismo sia un motore fondamentale di sviluppo di territori, come quello di Verona, ma in questo periodo l’emergere dei fenomeni di rigetto dell’overtourism indica un fenomeno che non minaccia solo la sostenibilità delle destinazioni, ma compromette la qualità dell’esperienza per i visitatori e la qualità della vita dei residenti. Si rendono necessari provvedimenti anche urbanistici ed a questi l’Associazione sta lavorando per presentare proprie proposte.
I lavori sono stati coordinati dall’organizzatrice del convegno, l’architetto veronese e Direttrice del progetto “Latina finalista a Capitale italiana della Cultura 2026” Daniela Cavallo che ha rimarcato la distinzione latina tra l’hereditas, il patrimonio parte materiale dei beni materiali, e il matrimonium che è l’avere cura della parte affettiva. Nel turismo c’è troppo patrimonio e poco matrimonio.
Il presidente di Simtur (Società italiana di mobilità e turismo sostenibile) Federico Massimo Ceschin si è chiesto se l’Italia vuole davvero essere un Paese a prevalente economia turistica, con i turisti che chiedono servizi, mobilità, cultura, pulizia, organizzazione. Il nostro Paese trascura il patrimonio diffuso di aree a scarsissima densità abitativa. E ha sottolineato l’importanza della nuova figura professionale del manager di destinazione.
Il Manager di consulenza strategica Virgilio Gay sulla scia delle citazioni latine ha
distinto tra l’otium, ovvero il non far nulla, il negotium, ovvero le attività operose che consentono di prendere valore. Ha citato anche una ricerca del Politecnico di Milano sull’affermarsi del neverending tourist, ovvero il turismo che non finisce mai e sottolineato come sia opportuna una distinzione di ruoli tra gli operatori economici e i rappresentanti delle istituzioni. E l’assessora alla Cultura e Turismo Marta Ugolini ha evidenziato come in ambito turistico non sia mai stato fatto un vero e proprio approccio di marketing.

Turismo, servono gli stati generali

“Siamo -ha aggiunto Ugolini- in un’epoca di contenuti creati dall’utente, spesso i portali turistici, al netto delle foto e delle citazioni specifiche, sono tutti uguali. Il rischio di questo turismo è di passare dalla soddisfazione al senso di insofferenza”.
Il direttore di Destination Verona Garda Foundation Luca Caputo ha condiviso l’idea di una sorta di CdA turistico della città. Oggi quando si parla di turismo si ha quasi la sensazione
di portare il male in città. E’ necessaria una ricollocazione delle attività ed una nuova politica della logistica: l’orizzonte di riferimento è dell’ordine dei 10-20 anni. Si muovono operatori che hanno fatto da soli le destinazioni. La Fondazione ha stilato un catalogo dei bisogni.
Il Presidente della Cooperativa Albergatori Verona Alessandro Tapparini ha espresso le preoccupazioni degli operatori turistici alberghieri, contrari all’aumento dei posti letto in una città come Verona che negli ultimi 10 anni, secondo dati regionali registra una diminuzione di 2.000 residenti nel centro storico. Non si può contingentare il turismo, non è praticabile una sorta di decreto flussi turistici come si fa con gli immigrati. Nella comunità dei residenti scende la partecipazione ai successi turistici, sta diventando una comunità di infastiditi. Occorrono invece forme di collaborazione con i locatori turistici, superando le contrapposizioni: l’offerta di ricettività turistica va gestita nel suo insieme. I sistemi della ricettività alberghiera e della ricettività dei locatori vanno integrati.
Il Presidente di Locatur Edoardo Nestori, contesta la diminuzione della quantificazione dei residenti che dalle fonti comunali sarebbero calati negli ultimi anni di sole 51 unità. E’ disponibile alla collaborazione con gli albergatori, ma il caso di Verona va distinto da situazioni come quelle di Venezia o di Firenze che non sono paragonabili quanto a svuotamento dei centri storici a favore della ricettività turistica. Vi sono casi esagerati dalla stampa su presunte insofferenze dei residenti nei confronti dei locatori che non gli risultano.
Ha citato inoltre il caso di un’area degradata come via Marconi che con lo sviluppo delle locazioni ha trovato una nuova vitalità, anche per le attività commerciali.
In conclusione del convegno Daniela Cavallo ha espresso l’auspicio che questo sia stato il primo passo dell’organizzazione di una sorta di Stati Generali del turismo nei quali discutere tutte le problematiche che sono state enunciate.