Le analisi effettuate all’ospedale di Borgo Trento confermano che si tratta di Citrobacter koseri, così come era stato già detto lo scorso 5 maggio, un batterio che è fratello ma non gemello di quello che nel 2020 ha causato l’epidemia.
Tuttavia – fortunatamente – non ci sono nuovi casi di colonizzazione e nemmeno nuove infezioni tra i bambini dell’ospedale di Borgo Trento.
Citrobacter koseri: nessun nuovo caso
Non c’è traccia di Citrobacter koseri nell’acqua potabile, né dai rubinetti né nei sifoni di scarico. Non è stato trovato nemmeno sulle superfici (lavandini, culle, termoculle, dispositivi elettromedicali, ecc), e i campioni sono sempre stati negativi persino sull’aria (nella remota ipotesi della vaporizzazione).
Non si è verificato nessun caso di trasmissione ad altri neonati perché sono immediatamente scattati i protocolli aziendali previsti nel caso di risultati dei tamponi anomali.
Questi i dati arrivati in merito all’anticipazione dell’indagine genomica sul microrganismo responsabile della colonizzazione in Terapia intensiva neonatale.
I dati sulla terapia neonatale
La ricerca del Citrobacter koseri viene fatta da 4 anni in maniera radicale nei reparti dell’Ospedale della donna e del bambino, con protocolli organizzativi che minimizzano il rischio di infezioni di patologie neonatali.
I dati del network nazionale in cui è inserita anche la Tin di Borgo Trento confermano l’efficacia delle misure. Gli ultimi dati disponibili del 2022 mostrano che a fronte del 13,2% di infezioni in Italia, a Verona il rischio è attestato al 3,2%.