Dino Buzzati, giornalista, scrittore, saggista e molto altro. Un venerdì di fine gennao, nel 1972 a Milano lasciava la redazione del Corriere della Sera uno di più grandi giornalisti. Oltre ad essere stato una penna di altissimo spessore, un giornalista che faceva veramente il suo lavoro, egli, per raccontare la realtà era solito andare sul luogo in cui era avvenuto un omicidio o dove era appena finito un comizio elettorale per osservare ciò che faceva da contorno a questi avvenimenti per poi tornare in redazione e scrivere l’articolo. Tecnica, questa, che purtroppo oggigiorno non è più possibile a causa dei ritmi frenetici a cui è assoggettata anche l’informazione. Cioè rincorrere le notizie per avere l’ultima ora più credibile e uscire prima sui giornali per essere un passo avanti a tutte le altre testate. Per l’anniversario della morte dell’ideatore di Giovanni Drogo, dalle Alpi alla Punta di Pesce Spada, gli eventi culturali in suo onore sono molti: spettacoli, bandi letterali, serate dedicate alla lettura di suoi brani come “Milano Nostra,” e tanto altro ancora. Gli studiosi di Buzzati affermano che nei suoi romanzi ci sia ogni singola esperienza della sua vita: in “Un amore,” per esempio, egli preannunciava lo struggente amore che poi lo avrebbe portato allo sposare Almerina Antoniazzi, diventata poi Buzzati; ne “Il Deserto dei Tartari” la percezione dell’inarrivabile è quasi palpabile poiché Drogo, il protagonista, aspetterà un’intera vita senza mai effettivamente vedere il nemico, chiuso in quella fortezza lontana da casa.
Ma tornando ad Almerina, la moglie ha affermato che “Dino era un uomo curioso, affascinato dalle novità. Guardava al futuro con passione e interesse, e nonostante si creda spesso il contrario era aperto ai cambiamenti. Talvolta, addirittura, li prevedeva, come fece con i cellulari dei quali in un racconto, battezzandoli «teletini», aveva immaginato diffusione e uso. […] le nuove tecnologie che oggi hanno arricchito la nostra vita arricchirebbero anche la sua. E Dino si divertirebbe a navigare in Internet, a twittare, a fotografare su Instagram.” Insomma Buzzati era un uomo al passo coi tempi, che amava predire cosa sarebbe vavenuto proprio perché conosceva bene i vizi e le virtù del suo tempo. Conosceva bene le difficoltà del desiderare troppo, quindi, attraverso i suoi romanzi ha sempre comunicato al lettori di adattarsi alla società e allo steso tempo di accontentarsi di ciò che si ha. Chi scrive, proprio per il fatto di aver amato le produzioni così introspettive da “Boutique del Mistero” di Buzzati, essendo egli arrivato quel 28 Gennaio ‘72 al primo dei “Sette Piani,” lo vuole ricordare così: “Facendosi forza, Giovanni, raddrizza un po’ il busto, si assesta con una mano il colletto dell’uniforme, dà ancora uno sguardo fuori dalla finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.”
Christian Gaole