Per molti sembrerà strano annoverare tra gli edifici monumentali e le opere d’arte un cimitero.
Il cimitero monumentale di verona però può essere considerato un museo a cielo aperto pur essendo il suo camposanto principale edificato a partire dal 1828, su progetto dell’architetto Giuseppe Barbieri.
La costruzione si rese necessaria a seguito dell’editto di Saint Cloud del 12 giugno 1804, un decreto emanato da Napoleone Buonaparte ed esteso al Regno d’Italia nel 1806, il quale prevedeva che le aree cimiteriali fossero edificate al di fuori delle mura cittadine. Prima dell’emanazione di questo decreto, infatti, i defunti venivano tumulati nei campisanti delle parrocchie cittadine o addirittura dentro le chiese stesse.
Per la realizzazione del nuovo camposanto venne individuata e acquistata solamente nel 1826 l’area del Campo Marzo, al di fuori di porta Vittoria e della cinta muraria. Il cimitero venne così costruito come già accennato a partire dal 1828 su progetto neoclassico di Giuseppe Barbieri. L’architetto morì per nel 1838, a cantieri ancora attivi, la direzione dei lavori venne quindi assunta da Francesco Ronzani, che terminò il cimitero nell’arco di sei anni.
Le dimensioni del cimitero erano notevoli, ma ben presto si rivelarono insufficienti per le sepolture per cui a partire dal 1910 il camposanto fu ampliato raddoppiando gli spazi e creando il cosiddetto “Cimitero Nuovo”. Durante gli anni trenta venne inoltre realizzato il “Cimitero Giardino” e fu edificato il tempio ossario all’interno del Cimitero Nuovo.
Nel secondo dopoguerra vennero fatti interventi di restauro, in quanto la vicinanza del cimitero alla stazione di Verona Porta Vescovo la rese vittima di numerosi bombardamenti aerei operati dagli Alleati.
Al cimitero si accede attraverso un asse stradale monumentale, fiancheggiato da diversi filari di alti cipressi e perfettamente in asse con il ponte Aleardi.
L’architetto veronese Giuseppe Barbieri progettò un impianto planimetrico a pianta centrale, un grande recinto cui conferì un aspetto neoclassico. Lo spazio centrale, dedicato alle sepolture, è infatti circondato sui quattro lati da un ambulacro coperto, retto da un colonnato di ordine dorico.
Al centro di ognuno di questi quattro colonnati si trova un pantheon: quello destinato ad ingresso principale al camposanto è il pantheon Resurrecturis; dalla parte opposta si trova il tempio Piis Lacrimis, che si ispira al Pantheon di Roma, sulla sinistra si trova invece il pantheon Ingenio Claris, in cui si trovano le spoglie dei cittadini veronesi più importanti; infine, sul lato destro si trova il pantheon Beneficis in patriam, dedicato ai benefattori.
Le tombe monumentali delle più facoltose famiglie cittadine si trovano all’interno degli ambulacri, quindi in una posizione di prestigio e protetta rispetto agli agenti atmosferici.
Dietro a quei due leoni che proteggono l’ingresso si cela una ricchezza ancor poco conosciuta. Un pezzo di storia del XIX secolo, fatta da personaggi noti e meno noti di Verona. Ciò che molti non sanno è che il cimitero monumentale di Verona non è un semplice camposanto, ma come dicevamo è più una sorta di museo a cielo aperto.
Tiziano Brusco