“L’esposto di Legambiente, Italia Nostra e WWF ha messo ulteriormente in luce i danni all’ambiente che derivano dalla realizzazione della ciclovia del Garda, quando invece sarebbero necessari interventi minimi e rispettosi dell’ecosistema”.
Il giudizio è della consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon.
“Ora più che mai è arrivato il momento di fare chiarezza. Si tratta – ricorda l’esponente dem veronese – di un’opera oggetto del Protocollo d’Intesa siglato nel 2017 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la Regione del Veneto, la Regione Lombardia, la Provincia Autonoma di Trento e che mirerebbe a fornire una valida alternativa ai mezzi su gomma, anche in considerazione dell’elevato livello di traffico presente sulla strada Gardesana. Sul tema, lo scorso febbraio, ho presentato un’interrogazione per sensibilizzare la Giunta regionale sui rischi connessi ai tratti previsti lungo le scogliere, in particolare nella zona a nord del Garda, a causa della loro nota franosità e sulla necessità di realizzare gli interventi meno impattanti possibili sul paesaggio e sull’ecosistema. Non solo: il problema sono anche i costi. Gli ultimi dati, infatti, dimostrano prezzi esorbitanti, pari a circa 7,5 milioni di euro a chilometro”.
Bigon sottolinea inoltre che “nella risposta alla mia interrogazione, la Giunta ha ribadito che sono state rispettate tutte le procedure e che gli interventi realizzati rispettano l’ambiente e il paesaggio. Eppure non si vede la necessità di passerelle a sbalzo sul lago, di interessare tratti soggetti ad eventi franosi e i correlati costi esorbitanti. Ancora una volta – conclude – sollecito l’amministrazione regionale a rivedere il progetto: sebbene sia necessario e positivo creare alternative di mobilità dolce, vanno tutelate la sicurezza degli utenti, l’ecosistema e il paesaggio lacustre”.