Ogni anno ci sbattiamo la testa confidando nel miracolo, ma lo zoccolo duro dei ciclisti “no lux” che non si rassegna all’uso delle luci quando sulle strade scende il buio, è sempre lì a ricordarci che le iniziative periodiche come la nostra non sono sufficienti a cambiare da un anno all’altro una cultura e una forma mentale.
Nella serata di martedì 9 novembre i volontari Fiab posizionati ai 4 dei principali varchi di accesso/uscita alla città storica (Ponte Nuovo, Ponte della Vittoria, Viale Piave, Castelvecchio) tra le 17.20 e le 18.50 hanno infatti contato ben 388 ciclisti “completamente spenti”, ovvero privi di qualsiasi dispositivo di illuminazione, su un totale di 994 transiti. Una percentuale del 39%, sostanzialmente in linea con le rilevazioni del 2019 e del 2020 (confrontabili anche dal punto di vista del numero totale dei passaggi). Il resto dell’utenza monitorata si è ripartito in questo modo: 15% “Poco Illuminati”; 35% “Quasi illuminati” (tipicamente dotati di entrambe le luci ma sprovvisti di catarifrangenti ai raggi) e un altro 11% circa “Illuminati” o “illuminatissimi”.
Eppure i risultati ci sono, solo che si fanno apprezzare su un arco temporale lungo, forse troppo: nella prime tre edizioni di Ciclista Illuminato (2010-2011-2012) i completamente spenti erano praticamente sempre più della metà. Nelle successive tre edizioni sono scesi tra il 50% e il 40%, mentre nelle ultime tre edizioni la loro percentuale si è attestata appena al di sotto del 40% lasciando tuttavia intravvedere margini di miglioramento via via più piccoli.
E’ dunque evidente che la sensibilizzazione da sola non basta più, occorre accompagnarla da un’azione di educazione che coinvolga sia le giovani generazioni che gli adulti, prestando particolare attenzione ai cittadini di altra nazionalità che rappresentano una quota notevole di ciclisti.
I dati sono stati illustrati in Municipio presenti Girogio Migliorini vice presidente Fiab e Alberto De Grandis componente del direttivo.