I ciclisti urbani a Verona aumentano, ma troppo poco. Le condizioni climatiche influenzano molto l’uso della bicicletta: a maggio perché piove, in luglio e agosto perché c’è troppo caldo e così via. Il che significa che l’utilizzo è ancora troppo aleatorio per il veronesi: nonostante le biciclette a pedalata assistita abbiano facilitato molte persone a inforcare la bici, pedalare per andare al lavoro o fare la spesa non è ancora diventata un’abitudine consolidata per i veronesi.
Perché? Risponde la Federazione amici della bicicletta che questa mattina ha presentato i dati sui passaggi lungo le ciclabili urbane: “Non sono stati fatti passi avanti nel miglioramento della qualità dei percorsi, non ci sono stati cambiamenti strutturali che invitino i veronesi a prendere sistematicamente la bicicletta”, dice il presidente Corrado Marastoni. Esempi se ne possono fare a volontà. E’ questo uno dei nodi per lo sviluppo della mobilità sostenibile in città, in una logica anche anti-smog, una sfida difficilissima nonostante gli sforzi dell’amministrazione comunale che prevede investimenti forti sulla ciclabilità ma che devono ancora tradursi in fatti concreti.
Mercoledì 20 settembre dalle 7 alle 9.30 una trentina di volontari Fiab insieme a Legambiente posizionati in nove punti strategici della città – ponti e arterie di passaggio -hanno contato 5.235 passaggi di due ruote, compresi i 498 passaggi rilevati nella nuova postazione attivata in viale Colombo sulla ciclabile del Saval.
Limitando il campo di analisi agli 8 varchi consolidati dal 2009 (Castelvecchio, portoni della Bra, ponte della Vittoria, ponte Garibaldi, ponte Navi, ponte Aleardi, viale Piave e corsoMilano) si evidenzia un aumento medio del 6% rispetto ai 4.457 passaggi del 2022,risultante dai forti incrementi registrati in alcuni varchi, come portoni della Bra (+15%),Castelvecchio (+14%) e ponte Aleardi (+11%) e la riduzione conosciuta su ponte della Vittoria (-9%).
“L’andamento è dunque positivo ma non entusiasmante” osserva il vicepresidente Fiab Giorgio Migliorini. “Lo stesso display contaciclisti di corso Porta Nuova, dopo aver segnato incrementi del +10% fino a tutto aprile, è andato progressivamente in calo fino al -2% di fine settembre. Forse anche qui hanno inciso il maggio piovoso e luglio e agosto caldissimi, tuttavia i quasi 500 passaggi di viale Colombo/via Da Mosto secondo noi dimostrano che in presenza di infrastrutture di qualità la cittadinanza è pronta a cambiare le abitudini e a mettersi in sella”.
Ferrari: “Quasi 6 milioni sulle ciclabili”. Un itinerario da Parona a Verona sud
L’assessore: “Tra filovia e infrastrutture per le bici, nel 2026 avremo una situazione diversa”. La Fiab: “Verona è una città statica, dove prevale sempre l’uso dell’auto, mai disincentivato”
“I dati continuano a parlare di oscillazioni relative perché per osservare salti di qualità nell’uso urbano della bicicletta devono intervenire cambiamenti significativi nelle condizioni di circolazione” commenta Marastoni.
“Visto che a Verona manca ancora la volontà di incidere sulla libertà eccessiva dei mezzi privati a motore di muoversi in area urbana, e di applicare le novità del Codice della Strada come il doppio senso ciclabile, che aumentano sensibilmente la praticità e la convenienza del muoversi in bici, al momento tali cambiamenti non possono che venire dallo sviluppo chilometrico della rete ciclabile, e soprattutto, da interventi di completamento della rete stessa. Quanto dichiarato dall’amministrazione anche in occasione del recente convegno “Verona in un mondo che pedala” del 29 settembre scorso dà buone prospettive in tal senso, ci auguriamo di vederle al più presto su strada”.
E’ evidente che ci sono gravi insufficienze, come riconosciute anche dall’assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari proprio in occasione del convegno di fine settembre in Biblioteca civica, nella situazione infrastrutturale ereditata da questa amministrazione.
Molte ciclabili attuali non sono collegate in rete o hanno punti molto pericolosi. Nella zona est si sta lavorando in via Fincato per servire con una ciclabile la zona del Famila, dell’Esselunga e Borgo Venezia. A Porta San Zeno rimane molto pericoloso il nodo di collegamento con corso Milano e via San Marco; una ciclabile viene invocata per via Basso Acquar ed è anche nei progetti del Comune, al fine di alleggerire la pressione su Verona sud e migliorare il collegamento con il centro cittadino; resta ancora fermo il collegamento ciclabile tra Chievo e Boscomantico perché qui Rfi deve allargare il sottopasso ferroviario per la Tav, è sempre pericoloso poi il passaggio tra la fine di corso Porta Nuova e l’imbocco della ciclabile di viale Piave.
“Verona non è una città facile dal punto di vista delle infrastrutture stradali per creare spazio per le biciclette”, aggiunge Marastoni. E’ una città statica, autocentrica, con rigidità anche a livello comunale per immaginare soluzioni diverse da quelle tradizionali, disincentivare l’uso dell’auto, modificare la destinazione di alcune strade di quartiere. I progressi per una mobilità sostenibile fanno fatica a procedere”.
Da parte sua l’assessore Ferrari ha prospettato “un lavoro gigantesco” del Comune da qui ai prossimi anni: “Abbiamo previsto quasi 6 milioni di investimenti su infrastrutture ciclabili cittadine e puntiamo a creare una rete che da Parona arrivi in città, si colleghi con i lungadigi ciclabili, da piazza Bra prosegua su via Basso Acquar per arrivare a Verona sud dove verrà creato un asse ciclabile tra i quartieri. Nel contempo saranno risagomate nei quartieri le strade troppo veloci. A fine anno arriveranno nuovi punti sosta per le bici. Insomma, nel 2026 tra filovia e piste ciclabili qualcosa nella mobilità cambierà”.