Nel territorio di Verona e provincia esistono molte imprese che, nel vero senso della parola “impresa”, hanno dato vita a delle realtà uniche nel loro genere. Ogni azienda ha la sua storia fatta di successi, crisi che hanno portato a un miglioramento ma soprattutto di persone. Tra quelle che incarnano l’imprenditorialità veronese – fatta di impegno, lavoro sodo e un pizzico di follia – c’è sicuramente Iron Beton.
Ci siamo fatti raccontare la storia dell’azienda leader nel settore della presagomatura e posa dell’acciaio per armature dal suo amministratore delegato, presidente e direttore tecnico, Valentino Fedrigo.
Valentino, ci racconti come è nata Iron Beton.
Tutto è nato grazie a mio padre, Agostino Fedrigo. Lui negli anni ’70 girava per i cantieri del nord Italia a fare la posa del cemento armato per grandi aziende. Nel 1978 sono nato io e di seguito i miei fratelli, quindi mio padre ha deciso di avvicinarsi a casa e trovò occupazione nella RDB a Caldiero, dove si costruivano prefabbricati in cemento armato. Si era avvicinato a noi ma ha sempre lavorato molto, infatti la sua giornata iniziava alle 6 del mattino e finiva alle 22.30 la sera.
Nel 1985 mio padre acquistò un pezzo di terra a Belfiore per costruirsi la casa, con un capannone con la funzione di deposito. La richiesta di lavoro però continuava ad aumentare e mio padre iniziò a lavorare in proprio per le pose in opera delle case residenziali o capannoni, cercando sempre di rimanere vicino a noi, alla sua famiglia. Così, negli anni ’90 arrivò il primo lotto di acciaio in quella che doveva essere casa Fedrigo ed è lì, nella nostra sede storica a Belfiore, che iniziò il lavoro della Iron Beton, con un paio di macchine che tutt’oggi conserviamo.
Dal suo racconto traspare l’impegno e la passione per il lavoro, ma anche l’amore per la famiglia.
Questi sono i valori che nostro padre ha trasmesso ai suoi figli ma anche a Iron Beton. A me da piccolo dispiaceva molto vedere così poco mio padre, così ogni volta che lo vedevo gli chiedevo di andare a lavoro con lui, fino a quando all’età di 9 anni circa mi assecondò. Mi ricordo come fosse ieri questi capannoni giganteschi e scuri, i rumori, il lavoro. È stato in quel momento che capii la passione di mio padre e mi innamorai subito del mondo a cui dedicava tanto tempo.
Lei quando è entrato in azienda?
Nel ’92 mio padre per varie vicissitudini si divise dai soci. Il lavoro quindi aumentò perché rimase solo. Io andavo alle superiori e subito dopo mangiato andavo a dare una mano. Più di una volta mi sono addormentato sui libri. Dopo qualche mese però mi ritirai e iniziai a lavorare in una ditta di paese che pagava quello che riusciva. LG
Acciaio ma anche amore per Verona
I valori del padre trasmessi all’azienda e ai figli: dal business all’impegno nelle associazioni
Mi ricordo ancora che mio padre, quando portai a casa la prima paga, mi disse: “Meglio che da lunedì vieni a lavorare con me”. Così dal ’92 lavoro in azienda.
Avete superato dei momenti di difficoltà?
Certamente. La crisi del 2008 è stata un momento buio per l’intero settore, ma siamo sopravvissuti e oggi siamo in salute. Anche il Covid ci ha messo alla prova ma siamo sempre stati attenti, chiudendo addirittura una settimana prima del lockdown.
Qual è il vostro rapporto con la città e con il mondo associativo del territorio?
Questo è un tema che mi sta molto a cuore. L’impegno a livello civico è una delle cose che mi ha sempre contraddistinto in questo mondo. Personalmente amo la mia città e Belfiore, dove ho anche fatto il consigliere comunale all’opposizione dopo essere stato candidato sindaco. Ricordo con orgoglio il mio lavoro, con oltre 100 comunicati effettuati e dei successi che, come si può intuire, non tutti all’opposizione possono sperare di portare a casa. L’amore per la mia città mi ha fatto salire agli onori della cronaca anche per la nostra offerta riguardo la Stella di Natale di piazza Bra, uno dei simboli di Verona e dei veronesi. Oltre a questo però ci tengo a dire che ho sempre creduto molto nell’associazionismo, quello vero, fatto di influenze reciproche e di confronti produttivi e positivi e questo mi ha portato a diventare presidente di Ance giovani a livello regionale nel 2013. Oggi in Ance è presente mio fratello Andrea.
Abbiamo parlato del passato. Della situazione odierna cosa ci dice? E del futuro?
Oggi gestisco l’azienda assieme ai miei fratelli Andrea, che segue la parte commerciale e contabile, e Alberto, che segue gli acquisti e la produzione. Iron Beton va molto bene, anche troppo. Nel senso che stiamo lavorando moltissimo, e vorremmo mantenere questo trend ma con una crescita sostenibile, sempre con l’obiettivo di mantenere alta la qualità del lavoro. Sono processi che richiedono molta attenzione e per questo colgo l’occasione di ringraziare tutti i nostri collaboratori. L’anno scorso abbiamo raggiunto i 15 milioni di fatturato, un record per noi. La crescita ci sarà ma non sarà esponenziale, deve essere una conseguenza al nostro focus sulla qualità del lavoro. Oggi lavoriamo in diversi settori, dal residenziale al produttivo, passando per le opere pubbliche. Nel prossimo futuro c’è l’intenzione di diversificare e guardare fuori dai classici schemi e ci siamo già mossi. Non posso dire altro, ma ci saranno delle belle novità.
Luca Girelli