Ci voleva più coraggio. Meno parole ma concetti più chiari. Meno fumo e un po’ più d’arrosto e qui non c’entra il ritardo con cui apriranno ristoranti e affini. Ci voleva più coraggio, che spesso (sempre?) significa anche personalità, spessore, sensibilità. Oddio, nessuna di queste cose si compra o s’improvvisa, questo è sicuro. E nel momento in cui serviva uno scatto, un passo in più, un colpo d’ala (non un colpo di genio), non è purtroppo arrivato. Il discorso di Conte, stavolta, è stata la straordinaria dimostrazione di come si possa tante volte parlare senza dire niente.
Il solito appello alla nazione, al senso di responsabilità, ai “grandi successi in Europa”, ma poi? A ogni minima apparente concessione, uno stucchevole “…ma attenzione, non è un liberi tutti”. Oppure, “…ma guai se la curva dovesse risalire”. In realtà, diciamolo, si è aperto poco e si è invece chiusa, ancora di più, la speranza che possa cambiare. Serviva coraggio, anche per iniettarlo a un’Italia a pezzi e che ne uscirà a pezzetti. Una debacle fisica, morale, mentale, sociale, economica. Politica. Mezz’ora di parole, senza dire assolutamente niente. Ci vuole proprio un bel coraggio…