″Le zone a colori funzionano. Varianti? Le armi per combatterle le abbiamo″. A parlare è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani.
“Le misure di contenimento richieste dalle varianti sono le stesse del virus originario, ma se è vero, come sembra, che alcune di queste mutazioni sono caratterizzate da maggiore contagiosità, sarà necessaria allora un’attenzione ancora più scrupolosa nell’attenersi alle misure di contenimento”.
Il professor Ippolito spiega poi la situazione dal punto di vista epidemiologico e statistico:
“Una variante con una trasmissibilità superiore anche solo del 20 per cento e con lo stesso tasso di letalità rispetto al ceppo originario fa più danni, in termini di ospedalizzazioni e decessi, rispetto a una variante con una letalità superiore del 50 per cento ma con la stessa trasmissibilità″.
COSI’ PREGLIASCO. A parlare del tema varianti anche il virologo Fabrizio Pregliasco sottolineando il rischio di una terza ondata e la necessità di “rafforzare le restrizioni delle zone gialle” vista l’impossibilità di “una chiusura generalizzata perché scatenerebbe la rivolta sociale”. A chi gli domanda cosa dobbiamo attenderci se dovesse verificarsi prevalenza delle varianti Covid nelle prossime settimane, lo scienziato risponde:
“Sicuramente un aumento anche importante dei contagi, probabilmente anche dei decessi e dei ricoveri, se fossero confermati i dati dell’ultimo studio britannico della London School che stima un rischio di morte più alto del 58%. Sono stime ancora approssimative, ma ci dicono che dobbiamo tenere più alta l’attenzione”.
E sull’eventuale risposta delle strutture ospedaliere, Pregliasco dice:
“Prima dell’aumento dei decessi arriva sempre quello dei ricoveri. In questo momento nel nostro Paese assistiamo a un calo della mortalità, dopo i picchi raggiunti tra novembre e dicembre. Ma se non facciamo presto ad adottare delle contromisure rischiamo una nuova ondata”
PARLA VESPIGNANI. “Alla fine di febbraio la variante inglese avrà raggiunto il cinquanta per cento in Italia, cioè sarà presente in un nuovo contagiato su due e nel mese di marzo, ha dichiarato dall’epidemiologo Alessandro Vespignani. “Arriverà a essere prevalente, grazie alla maggiore capacità di infettare”, ha spiegato. “Sars-Cov-2 e la variante inglese diventeranno tutt’uno. Per i ceppi del passato ci sarà sempre meno spazio”.
“L’aumento della prevalenza non si può fermare, è solo questione di tempo. Essendo più contagioso il ceppo inglese tenderà a soppiantare gli altri” ha sottolineato l’epidemiologo che invita alla cautela aperture e a tenere costantemente sotto controllo l’Rt. “Il ceppo britannico ci renderà la vita più dura e le misure tradizionali potrebbero non bastare”, ha osservato.
L’INVITO DI GALLI.”Siamo tutti d’accordo che vorremmo riaprire tutto quello che si può aprire. Però guardi caso io mi ritrovo ad avere il reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri. Questa è la realtà attorno alla quale è inutile fare ricami”. L’allarme è stato lanciato da Massimo Galli, autorevole primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale. “Quindi dobbiamo stare molto attenti e non farci prendere dall’entusiasmo per qualche dato positivo. Ci aspettano ancora mesi difficili”.
PALU’ D’ACCORDO.”Per almeno due-tre mesi dovremo ancora stare attentissimi” osserva. “E’ questo il periodo più delicato”.