La sentenza non lascia dubbi, se mai ce ne fossero ancora. Il Chievo è fuori dal calcio che conta, il Tar lo ribadisce con una nota scarna, poco oltre le 10. Ieri sera aveva preso del tempo, che qualcuno aveva scambiato per speranza. “Il Tar respinge l’istanza cautelare monocratica”, si legge nel linguaggio asciutto e (in questo caso) crudele dei giudici.
Il Tar, in parole povere, rigetta il ricorso del Chievo che aveva dichiarato “guerra” a Coni e Figc, nel disperato tentativo di salvarsi ai supplementari.
La situazione era in realtà drammatica, per quanto si possa usare questo aggettivo nello sport. E a nulla è servito il ricorso a un pool di legali di primissimo piano, tra cui il figlio del presidente della Repubblica Mattarella.
“Il Chievo non era nelle condizioni di iscriversi al campionato” sentenzia ancora il dispositivo del Tar, che riconosce dunque corretti i giudizi espressi dal Consiglio Federale e poi dal Collegio di Garanzia del Coni.
“Fuori dal calcio”, il verdetto, pressochè definitivo. Cetto, esiste ancora la chance del Consiglio di Stato, ma sembra più che altro un gesto temerario, senza reali prospettive.
LE CONSEGUENZE. Ora, i giocatori, i tecnici, saranno svincolati d’ufficio, andranno in cerca di contratti ancora possibili. Se ne andrà ovviamente il tecnico Zaffaroni, che, ironia della sorte, potrebbe trovare posto sulla panchina del Cosenza, la squadra che risale in B al posto del Chievo. Una fine davvero tristissima, per una delle più belle realtà
del calcio italiano (e non solo…) degli ultimi vent’anni.
CHE COSA PUO’ ACCADERE. Difficile adesso, capire che cosa può accadere. In teoria, il Chievo potrebbe ripartire dalla serie D (grazie a una deroga della Federazione). Ma con quale società? Non con l’attuale, che fa capo a Luca Campedelli. Perchè, in quel caso, dovrebbe comunque far fronte alla montagna di debiti che hanno finito per travolgerla. Il caso è complicato e presenta risvolti dolorosi, basti pensare ai dipendenti, alla struttura della società, che oggi si trova senza lavoro.
Diverso il caso di un eventuale fallimento, che sarebbe comunque un ulteriore smacco per tutti. In questo caso, una nuova società potrebbe ripartire, cambiando ragione sociale, ma non sono progetti che puoi mettere in piedi dall’oggi al domani. Nè la città sembra esprimere, oggi, imprenditori così appassionati da rilanciare un marchio come il Chievo.
Difficile dire. Forse impossibile. Resta tutta l’amarezza di un finale assurdo. Le analisi? Adesso no. Ci sarà tutto il tempo di capire come e perchè è finita una Favola straordinaria.
Il gusto amaro – di Raffaele Tomelleri
E’ finita, gente. Tutto finito. Quel che restava della Favola, si scioglie alle 10.49 di un bizzarro martedì d’agosto. “Fuori dal calcio” sentenzia il Tar, che toglie ogni speranza a Campedelli e alla società.
E’ finita, gente. Il sogno, o quel che restava, si sgonfia presto, dopo l’ennesima notte di speranze. Poche, in realtà, dopo i primi gradi di giudizio. IlChievo è fuori e adesso i tempi della Favola eccetera eccetera, sembrano incredibilmente lontani.
E’ finita, gente. E ti resta dentro, al di là di ogni pensiero, il gusto amaro delle cose perdute. E’ stato bello, bellissimo, ma non doveva finire così. Poteva finire, sul campo, non così. Questo è il finale peggiore. Peccato.