Sgombriamo il campo da equivoci: anche noi ci rammarichiamo per la mancata concessione da parte del governo dei 18 milioni che dovevano finire nelle casse del Comune nell’ambito del fondo nazionale per il ripristino delle periferie. Sarebbero serviti eccome al quartiere di Veronetta (e non solo), porta d’ingresso della città da troppo tempo abbandonata a se stessa. Oltretutto in campagna elettorale uno dei mantra del sindaco Federico Sboarina era stato: «Mai più periferie ma quartieri», questo per sottolineare che nel dopo Tosi le cose sarebbero cambiate e che nelle zone oscure della città sarebbe tornata la luce. E invece su questo fronte non cambierà niente, almeno a breve termine, anche se la colpa in questo caso non può essere certo attribuita al primo cittadino al quale non rimane altro che adeguarsi alle scelte nazionali. Cos’altro potrebbe fare, incatenarsi al palazzo e gridare allo scandalo? Servirebbe a qualcosa? No. Quindi tanto vale non disperdere energie su questioni irrisolvibili a livello locale e concentrarsi sulle cose che si possono fare davvero. Anche noi siamo contrariati per la decisione di Roma, dicevamo, esattamente come lo sono gli esponenti del Partito Democratico ai quali non sembra vero di poter attaccare (in questo frangente però non hanno tutti i torti) un governo che in molti campi sta tentando di fare ciò che non è stato fatto nei cinque anni a guida Renzi&co. L’onorevole Alessia Rotta dice che “gli esponenti del governo stanno mostrando tutta l’arroganza dell’esecutivo gialloverde” (non che quello precedente facesse dell’umiltà il proprio marchio di fabbrica) e il collega Vincenzo D’Arienzo parla di “un disastro per Verona” etichettando come “dilettanti” gli esponenti dell’esecutivo. Solo che a differenza dei deputati Dem D’Arienzo e Rotta, che stanno scagliando bordate sull’esecutivo, noi non ci dimentichiamo che se il precedente governo di centrosinistra avesse sbloccato il patto di stabilità consentendo al Comune di Verona di spendere gli oltre 100 milioni che ha fermi e in cassa per colpa di una regola assurda, ecco che i 18 milioni per Veronetta sarebbero stati disponibili già da un pezzo. E con la montagna di soldi rimanente i nostri amministratori avrebbero potuto dare il via a una serie di opere di ristrutturazione e di ammodernamento non diciamo faraoniche ma sicuramente molto consistenti. E invece niente: chi come Palazzo Barbieri negli ultimi anni ha gestito i denari con oculatezza si ritrova alla stregua delle più scalciante amministrazioni del Sud Italia. Il razzismo non c’entra nulla: che la maggioranza dei Comuni con guai finanziari si trovi nel meridione è un dato di fatto. D’Arienzo e Rotta accusano Sboarina ma anche il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, il quale sarà anche veronese, ma in questo frangente non capiamo quali responsabilità possa avere. Anche gli onorevoli D’Arienzo e Rotta abitano a Verona, eppure non ci sembra che per la città, quando andavano a braccetto coi precedenti presidenti del Consiglio, abbiano ottenuto risultati memorabili.