È un macabro rituale. Ore 18: il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, irrompe nelle nostre case affiancato dall’esperto (o presunto tale) di turno. Comincia il bollettino di guerra: «Quest’oggi, purtroppo, registriamo “x” morti, “y” contagiati, di cui “w” in terapia intensiva e “z” in isolamento domiciliare». Maglioncino blu, occhiali da professorone, crine argentato, Borrelli spesso fa una premessa. Riportiamo pari-pari quella del 27 marzo: «Voglio ricordare ancora una volta che noi conteggiamo tutti i deceduti, e quindi non facciamo la distinzione di deceduti “per” e “con” il Coronavirus». Scusate, specialisti dell’emergenza: che senso ha? Come si fa a terrorizzare la popolazione, e i suicidi legati alla paura sono già cominciati, sbattendo tutti i morti di giornata in un’unica tabella, equiparando tutti i casi, il povero novantenne con tre gravi patologie pregresse al cinquantenne che prima di contrarre il Covid era sano come un pesce? Di questo passo arriverete a inserire nel bollettino delle 18 anche le vittime di incidenti stradali, poveracci investiti a piedi o in bicicletta e risultati positivi al “Corona”. Altra domanda, dal basso della nostra ignoranza: prima di snocciolare il numero dei nuovi contagiati, non sarebbe più utile – al fine di capirci qualcosa – specificare sempre anche il numero di tamponi analizzati? Ci arriverebbe (forse) anche un membro dell’attuale governo che 2.500 nuovi infettati su 30 mila tamponi analizzati sono una cosa, e su 10 mila un’altra. E comunque, stimati maestri della pandemia: c’è proprio bisogno della conferenza stampa quotidiana? Non ne basterebbe una settimanale, per informare (in modo corretto) gli italiani? Noi, rinchiusi a casa, stiamo ingrassando a vista d’occhio. Ma anche voi siete afflitti dalla bulimia, seppur d’altro tipo, quella televisiva. Vi sentite delle star, ma siete proprio sicuri di rendere un buon servizio al Paese?
Alessandro Gonzato