Ho voluto lasciare apposta che si depositassero i coriandoli e si assopisse il frastuono delle trombette per il cambio di proprietà dell’Hellas Verona che passa di mano a un fondo di investimento americano, texano per la precisione, perché lì è la sede, ma con primattori anche italiani e già noti allo star system del calcio italico. L’Hellas diventa straniero a 40 anni esatti dalla leggendaria stagione dello scudetto di cui si stanno celebrando i ricordi e le gesta. Era una realtà quasi tutta italiana, due soli gli stranieri titolari, Elkjaer e Briegel, veronesi gli imprenditori che ci mettevano la faccia anche se dietro c’era la Canon, ma comunque era la filiale italiana. Il mondo è cambiato, quello del calcio ancora di più. Sono arrivati gli sceicchi, i fondi di investimento, le realtà americane: l’Hellas è l’ottava società di calcio di serie A che diventa a stelle e strisce, l’undicesima straniera.
Una sconfitta del “sistema Verona”
Il Club sarà guidato da un Consiglio di Amministrazione in cui figura, nella veste di Presidente Esecutivo, Italo Zanzi, che ha ricoperto in passato la carica di CEO dell’AS Roma, quella di Managing Director di FOX Sports Asia e quella di Vice President della Major League Baseball. Maurizio Setti, che ha guidato la società in questi anni tra mille montagne russe resterà legato alla società con un nuovo ruolo, quello di Senior Advisor of Football Operations, supportando le attività dello staff sportivo e del Direttore Sportivo, Sean Sogliano. Ma che cosa cambierà? La tifoseria come è giusto sogna grandi trionfi, operazioni di mercato mirabolanti, campionissimi in riva all’Adige, magari uno nuovo stadio futuristico: più facile che tutto proceda così com’è, che il brand Hellas diventi un veicolo di marketing, la logica di mercato resti quella e l’obiettivo finale sempre la salvezza sudata fino all’ultima giornata. Alla fine chi ha fatto l’affare? Sicuramente l’affare lo ha fatto Setti che porta i soldi a casa, che lo abbia fatto la città è tutto da vedere. Anzi per ora sembra una sconfitta di un sistema Verona; una sconfitta voluta, sia chiaro, perché da sempre resta volutamente lontano dal calcio. Abbiamo avuto le figure del conte Arvedi e del presidente Martinelli, cavalieri bianchi lasciati soli nel loro mare aperto infestato dagli squali del calcio professionistico. Entrare nel mondo della serie A significa misurarsi con i De Laurentiis, con i Lotito, con la famiglia Agnelli, con i Marotta e i fondi stranieri di Inter, Milan, Rioma e chi più ne ha più ne metta. Chi ha voglia a Verona di imbarcarsi in una simile avventura tra vascelli pirata e navi fantasma dai quali spunta sempre un Capitan Uncino? Ok basket, ok volley, ma calcio no, dice la Verona degli imprenditori. Forse ci sono troppi squali, acque torbide, situazioni difficili, però appaiono veramente lontani i tempi in cui anche imprenditori veronesi guardavano all Hellas. Non è il caso di fare gli sciovinisti o i nostalgici oggi di fronte a un calcio planetario dove gli arabi si comperano perfino i tornei con le squadre italiane e i Mondiali. Ma resta l’amaro in bocca e non è per il piazzamento dell’Hellas che naviga sempre nel fondo della classifica. È per quel senso di smarrimento che si prova di fronte ai pezzi di città che si perdono. La sensazione è che si sia perduto anche l’Hellas dopo che hanno cambiato proprietà le banche, la finanza, le autostrade, l’aeroporto e tutto scivola via come sabbia tra le dita lasciando un profumo di soldi che stordisce e tutto trascolora. Inseguendo in questo caso un nuovo stadio, soluzione che guarirà tutti i mali grazie al cavaliere bianco in groppa al suo destriero. Rigorosamente straniero altrimenti l’inchino non vale. E qui si apre un altro capitolo di fronte a un’operazione immobiliare urbanistica che il Comune cercherà di guidare per quello che riuscirà con una stringente manifestazione di interesse il prossimo mese. Ma non è detto che la nuova proprietà dell’Hellas sia interessata. E’ tutto da scoprire e da dimostrare, Più facile che intervengano specialisti del settore che hanno costruito stadi avveniristici nel mondo e per grandi club. Ma si parla di un investimento di 200 milioni di euro che poi il privato dovrà recuperare con la gestione dell’impianto. Hai voglia a fare concerti e negozi. E l’Hellas dovrà pagare il canone per giocarci. Quanto gli costerà? Significa almeno due anni di lavori, durante i quali il Bentegodi attuale andrà abbattuto con lavori di demolizione all’interno di un quartiere densamente abitato. E siccome l’Hellas dovrà continuare a giocare il campionato, si dovrà allestire uno stadio provvisorio nell’area vicina, una struttura da almeno 20 mila spettatori rispettoso dei parametri della Figc per l’omologazione. Mica un campetto di periferia. Sempre che il nuovo stadio, che dovrà rispettare i parametri Uefa ed essere pronto per gli Europei del 2032 sperando che Verona venga inserita tra le sedi di gioco, sia per i veronesi una priorità rispetto a tutti i problemi aperti da anni in città. Ma come si diceva prima, si inseguono i sogni: gli americani, il nuovo stadio, il mercato dei campioni, insomma le chiacchiere da bar non mancheranno in una città (che non coincide per forza con l’amministrazione comunale sia chiaro) che ormai ha scelto di vivere di rendita lasciando ad altri eventuali iniziative. Tu vuo’ fa’ l’americano… MB