Le piogge abbondanti tra maggio e giugno hanno scongiurato il fantasma di una siccità grave come quella dell’anno scorso. Tuttavia, qualche problema l’hanno creato ai raccolti del grano e dell’orzo, che hanno un po’ sofferto per l’eccesso di umidità e per le grandinate. Migliore, invece, la situazione attuale per mais e soia, anche se l’estate è agli esordi ed è troppo presto per cantare vittoria. A tracciare il quadro è Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto e titolare di un’azienda prevalentemente cerealicola ad Adria, in provincia di Rovigo. “Dopo la torrida estate 2022 e l’inverno arido di piogge, eravamo partiti con il timore di dover affrontare un’altra stagione fortemente critica, tanto che avevamo assistito a un calo drastico di semine di mais e ad un aumento di quelle di grano e orzo – spiega -. Invece, a sorpresa, c’è stata questa inversione, che da un lato ha portato grande beneficio alle falde e alle semine, ma dall’altro ha creato problemi di qualità alle colture autunno-vernine come grano e orzo. La difficoltà di lavorare i terreni impregnati d’acqua e di fare i necessari trattamenti ha comportato l’insorgenza di malattie fungine, così come il vento e le tempeste hanno causato problemi di allettamento. Ora siamo in fase di raccolta dell’orzo e le previsioni sono di un calo del peso specifico, anche se a macchia di leopardo. Ci saranno zone con rese magari inferiori all’anno scorso ma soddisfacenti, mentre altre mostreranno una maggiore sofferenza. Per vedere come andrà con il grano bisogna attendere l’arrivo di luglio”. Per quanto riguarda il mais, le semine sono state avvantaggiate dalle piogge, a parte le zone colpite dalle grandinate di fine aprile, dove è stata necessaria la risemina. “Il terreno è umido ed è quindi del tutto assente lo stress idrico, che in questo periodo dello scorso anno era già forte – dice Chiara Dossi -. Basti pensare che nel giugno 2022 avevamo già irrigato due volte, mentre quest’anno non è stato necessario. Però attenzione: se dovessero ripetersi tra luglio e agosto lunghi periodi di calore intenso e siccità, chi non ha possibilità di irrigare può andare ancora in sofferenza. Per quanto riguarda la soia, le semine sono state ritardate a causa del maltempo, ma la crescita ora sta procedendo bene”. Il Veneto è il primo produttore di mais in Italia con una superficie complessiva di 184.000 ettari, con Padova prima provincia seguita da Venezia, Rovigo, Verona, Treviso, Vicenza e Belluno. Per la coltivazione di frumento tenero la regione è seconda in Italia con 96.000 ettari, con prima provincia Rovigo seguita da Padova, Venezia e Verona, Treviso e Belluno. La superficie di frumento duro è salita a circa 19.400 ettari (+34%) e vede sempre Rovigo capolista, con oltre il 65% delle superfici coltivate, seguita da Verona e Padova. Aumento sensibile anche per la superficie coltivata a orzo, a quota 21.500 ettari (+ 20,4%), con investimenti localizzati principalmente a Padova, seguita da Verona, Venezia, Treviso, Rovigo e Vicenza. Bene anche la soia, 148.000 ettari e aumento del 5,3%, che vede Venezia prima provincia per investimenti seguita da Padova e Rovigo. Più distanziate Treviso, Verona e Vicenza (dati di Veneto Agricoltura e Istat). Fortunatamente molte aziende agricole hanno aderito ai contratti di filiera con alcune industrie alimentari, che danno la garanzia di un reddito e spingono verso la sostenibilità ambientale. Io e altri abbiamo aderito al progetto “Carta del mulino”, decalogo di agricoltura sostenibile pensato per offrire rifugio alle api e ad altri insetti impollinatori, oggi a rischio sopravvivenza a causa dei cambiamenti climatici.