L’imminente apertura di due hotel in Centro storico, peraltro già pronti da tempo, a Porta Leoni e in piazza Dante, ha aperto un forte dibattito in città sulle scelte del Comune per il Centro storico.
Giorgio Massignan, storico ambientalista ed ex assessore, da sempre contesta una destinazione del centro storico solo turistica senza spazio per i veronesi. “Il Comune vuole utilizzare la legge Sblocca Italia e, in deroga agli strumenti urbanistici in atto, concedere l’apertura di due hotel in importanti edifici del nostro centro storico, palazzo Bottagisio per 29 camere con 69 posti letto, e l’edificio che ospita al piano terra lo storico caffè Dante in Piazza dei Signori, per 31 camere e 50 posti letto”, spiega.
“I troppo numerosi ricorsi allo Sblocca Italia e alle operazioni in deroga alle norme urbanistiche -prosegue- rischiano di annullare gli scopi stessi della pianificazione e di precipitare le scelte d’uso sul territorio in una sorta di deregulation, guidata dalle richieste degli investitori privati e non. Secondo il mio modesto parere, le deroghe andrebbero concesse solo per una reale pubblica utilità e non interpretate per favorire interessi di investitori”.
Tuttavia, dice Massignan che coordina l’osservatorio Veronapolis, “L’assessora all’urbanistica Barbara Bissoli, giustifica le probabili scelte di cambio di destinazione d’uso dei due edifici storici affermando che si tratta di richieste pendenti da esaminare, per valutare se esista l’interesse pubblico che autorizza lo Sblocca Italia”.
Non mancheranno le compensazioni come la riqualificazione delle zone archeologiche adiacenti: quella di Porta Leoni per il Bottagisio e quella in zona piazza dei Signori per Lords of Verona.
Massignan prosegue: “Alle richieste dei due nuovi hotel, si deve aggiungere l’approvazione, durante le ultime ore dell’amministrazione precedente, del cambio di destinazione d’uso della vecchia sede della banca Unicredit in via Garibaldi, di proprietà di un fondo controllato da Fondazione Cariverona, utilizzando lo Sblocca Italia e la deroga per pubblica utilità, giustificata dall’ipotetica rigenerazione del centro storico. Si tratta di un hotel di lusso della catena Marriot da 140 stanze, con i parcheggi localizzati nell’area dei Magazzini Generali in ZAI. Il mancato inizio dei lavori è causato da un ricorso al Consiglio di Stato, presentato da alcune società titolari di alberghi in centro, dopo che il Tar del Veneto, senza entrare nel merito, aveva dichiarato inammissibile il primo ricorso”.
“Ma, il centro storico di Verona non ha bisogno di altri hotel, anche considerando la quantità di locazioni turistiche presenti che, dal 2014 a oggi, sono aumentate di 38 volte, passando da 56 a 2.139; mentre gli hotel e gli alberghi da 66 sono saliti a 99. Il centro storico non può vivere di solo turismo, sia di lusso che mordi e fuggi. Il centro deve tornare ad essere una porzione di città, un luogo di incontri a dimensione umana, con un’equilibrata distribuzione di residenze, di botteghe di vicinato, di servizi e di strutture ricettive.
L’alternativa è la sua desertificazione e il suo stravolgimento in un organismo di consumo turistico e di servizio alla movida serale.
“Hotel, il Comune getta la maschera”
“Alla fine tutti i nodi verranno al pettine e ormai non manca molto all’ora X”.
Così il consigliere comunale della Lega Nicoló Zavarise, in merito alle notizie sulle deroghe per nuovi hotel in centro storico sul tavolo dell’amministrazione comunale. Si tratta di due importanti edifici storici, Palazzo Bottagisio a Porta Leoni- stradone san Fermo e Caffé Dante in piazza dei Signori.
In particolare la Lega si domanda “come mai invece di una revisione del Pat, che questa amministrazione ha iniziato ad abbozzare, si preferisca adottare dei provvedimenti amministrativi così pregnanti dal punto di vista urbanistico con delle deroghe imposte (calate dall’alto) e non condivise, perché questi due si è gli altri già protocollati no? Qual è il criterio? Le scelte urbanistiche di una città dovrebbero essere concertate e compartecipate con tutti gli attori protagonisti, e non mere imposizioni utilizzando escamotage normativi”.
“Dov’è finita tutta quella voglia di ascoltare, condividere, confrontarsi della ‘rete’ di Damiano Tommasi e dei suoi assessori?” si domanda ancora Zavarise, che prosegue: “Quello che sta emergendo sembra più un groviglio di interessi destinati solo a portare nuove pesanti contraddizioni nelle dinamiche dell’amministrazione che oggi vedono posizioni diametralmente opposte. Come faranno posizioni diametralmente opposte presenti all’interno della stessa riuscire a conciliarsi? Una diversità divisioni così esplosive all’interno di una stessa amministrazione non può certamente fare il bene della città”.
Conclude Zavarise: “Che questa giunta avesse degli scopi precisi a livello amministrativo era nell’aria, e ora le cose iniziano ad emergere, a tal punto che qualsiasi tipo di confronto viene calpestato in nome probabilmente di mandati elettorali ben precisi”.