C’è una violenza ancora più “cattiva” E’ quella che si manifesta a parole, con comportamenti, gesti, mancanza di rispetto

Violenza è un termine oggi diffuso e applicabile a molte, troppe circostanze. La sua etimologia deriva da “violare” ovvero infrangere. Quando parliamo di violenza, soprattutto all’interno delle relazioni, il pensiero automaticamente si orienta verso una forma di aggressione fisica. Eppure la violenza può presentarsi in molte altre forme, alcune delle quali non facilmente visibili.
Esiste una violenza celata e subdola, quella psicologica. Per violenza psicologica s’intende una forma di maltrattamento che ha come elemento base un meccanismo di abuso e prevaricazione, che tende a minare il valore, il senso di identità e l’autostima di un’altra persona. La violenza psicologica si manifesta con comportamenti volti a ledere, umiliare, vessare, insultare, isolare, bullizzare…
Si manifesta tramite le offese, le accuse, la mancanza di rispetto, gli atti denigratori, le minacce, la svalutazione, la menzogna, il ricatto… Sono queste alcune delle forme con cui si manifesta questo genere di maltrattamento psicologico. E hanno spesso l’obiettivo di condurre la vittima verso l’isolamento sociale, riducendone man mano la libertà d’azione e di pensiero.
L’abuso emotivo, come qualsiasi altra forma di violenza, cresce e prospera solitamente nell’oscurità quando nessuno vede e pertanto pare evidenziarsi soprattutto tra le mura domestiche.
Le condotte di violenza interferiscono inevitabilmente sulla qualità della vita delle persone che le subiscono. Le ricadute ci sono e si ripercuotono non solo sulla mente, con manifestazioni di stati ansioso-depressivi, con l’isolamento sociale, la bassa autostima, la dipendenza affettiva, la ricerca di una sorta di “autocura” attraverso l’uso di sostanze psicoattive, con comportamenti autolesionistici e molte altre sintomatologie.
Le conseguenze di una violenza psicologica incidono indirettamente anche sullo stato psicofisico delle vittime, con tutta una serie di possibili disturbi da somatizzazione. Del resto, tutto ciò che influisce sulle emozioni altera anche l’organismo.
Subire alte dosi di pressione psicologica e di violenza verbale causa stati psicologici di ansia e stress, che spesso si traducono in stati di insonnia o in un’alterazione del ritmo sonno-veglia.
L’ipertensione è un altro disturbo che la violenza psicologica può esacerbare sul corpo. Vivere in uno stato di allerta protratta, diminuisce la qualità del sonno e aumenta la pressione sanguigna. Sappiamo che la pressione sanguigna accresce quando c’è un segnale di pericolo e il corpo deve quindi prepararsi per difendersi o per fuggire. Quando la fonte del pericolo si allontana, la tensione pian piano rientra. Se il pericolo però continua a rivivere nella mente, allora si sperimenta una situazione di costante e persistente rischio che, a sua volta, porta la persona a mantenere una tensione elevata per poter restare allerta.
Un’altra possibile disregolazione riguarda l’alimentazione, che spesso diviene scorretta, connotata da inappetenza o al contrario risulta incontrollata con abbuffate compensatorie. Questo tipo di violenza può manifestarsi da sola, ma è sempre presente anche in tutte le altre forme di violenza.
E’ la prima forma solitamente, a manifestarsi ed è quella che permette lo svilupparsi delle altre forme e pertanto risulta fondamentale riconoscerla il prima possibile.
*psicologa e psicoterapeuta