Sì, c’è anche paura. Lo ammetti piano, sottovoce, provando a scacciare i pensieri cattivi, senza grossi risultati. C’è smarrimento, lo leggi negli occhi della gente, quella poca che trovi per la strada. Che ti guarda pensando le stesse cose, cercando magari risposte che adesso nessuno ha. C’è incertezza, su questo tempo che ti sforzi di immaginare breve (“in fondo, il 3 aprile è vicino…”) ma che in realtà “dev’essere per forza più lungo”. Sono giorni al buio, questi. Sono i giorni della paura, ecco.
“Io voglio tornare a sentirmi libero”
“E per farlo non ci sono alternative: facciamo qualche sacrificio, è l’unica strada”
Hai voglia di convincerti, di crederci, “…ma dai, in fondo è poco più di un’influenza”, lo si diceva (e ce l’hanno detto, in realtà) fino a due settimane fa. No, non è così, non è proprio così. Lo dicono i numeri, impietosi. Lo dicono i provvedimenti adottati, adesso non puoi neanche andare in un Comune diverso dal tuo, se non per motivi seri. Caspita, è la verità che ti sbatte addosso, che ti fa male perchè ti fa pensare. Perchè ti lascia sconcertato, con quel senso d’impotenza che ti prende quando non dipende più da te. A te, adesso, tocca solo rispettare le consegne. Metter via le cose che qualche giorno prima ti sembravano intoccabili. Irrinunciabili. Porca miseria, “guai senza la partita del sabato”. E la pizza in compagnia. E prima, se ci stava, anche l’aperitivo. Oddio, cose semplici, eh, la quotidianità che a volte riuscivi anche a immaginarti diversa. Adesso è passato un giorno e ti manca già. Tutto. E cerchi conforto negli occhi di chi incontri, ci vedi solidarietà, ci cogli anche quel “senso d’appartenenza”, quel sentire comune, che nei giorni normali stentavi a vedere. Siamo tutti sulla stessa barca e non è una nave da crociera, questo è sicuro. Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte e sperare che basti. Senza stare a discutere, senza perdere tempo in troppi distinguo, che è un’altra delle nostre grandi specialità. Oggi è facile dire “…hanno sbagliato di qua e hanno sbagliato di là”. E’ facile, ma terribilmente inutile. Oggi non ti resta che “fare la tua parte”, sperando che basti. Aspettando di accendere la Tv e di ascoltare qualche numero diverso, qualche sospiro di sollievo. “Vedrai che prima o poi qualcosa cambierà…”. Ti illudi, provi a combattere come puoi, non è semplice. Sono i giorni dell’inquietudine, questi. Come se tutti fossimo in attesa di un verdetto, di una risposta, che tarda ad arrivare, che non sai quando arriverà. I giorni in cui ti aggrappi alle persone che hai vicino, agli amici, alle poche certezze che non tradiscono. I giorni in cui ti guardi dentro e in fondo fai fatica ad ammetterlo anche a te stesso, ti senti fragile. Vulnerabile. Dentro qualcosa che non dipende da te.Hai un po’ di paura, che male c’è a dirlo?
Di Raffaele Tomelleri