“C’è la pandemia”, ma è un’esercitazione Un test per valutare la prontezza provinciale in caso di un futuro evento pandemico

Si è svolta stamani nella sala Marani dell’ospedale di Borgo Trento l’esercitazione PEACE (“Piano Esercitativo Aziendale Contrasto Emergenza”) organizzata per testare e valutare la preparazione e la prontezza provinciale in caso di un eventuale futuro evento pandemico, attraverso l’analisi di uno scenario simulato.
La giornata formativa, accreditata ECM, ha visto il coinvolgimento dell’Azienda ULSS 9 Scaligera, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e la partecipazione di rappresentanti dell’Ospedale Pederzoli di Peschiera, dell’IRCSS Sacro cuore di Negrar e degli Enti provinciali.
I lavori sono stati aperti dai saluti di Flavio Pasini, Presidente della Provincia di Verona. Pasini, che è stato presidente della Conferenza dei Sindaci dell’ULSS 9 durante il periodo pandemico, ha sottolineato l’importanza della comunicazione e del coordinamento tra istituzioni, che ha permesso di gestire l’emergenza facendo squadra.
«Lo sviluppo di piani pandemici regionali e aziendali – spiega il Direttore Sanitario dell’ULSS 9, Dr.ssa Denise Signorelli – è un passo essenziale per rinforzare la risposta del sistema sanitario ad emergenze future. Altrettanto importante diventa testare i piani durante simulazioni che consentano il confronto tra i professionisti dei diversi setting sulle criticità dei piani stessi».
«Il lavoro di gruppo – afferma il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera, Dottoressa Matilde Carlucci – faciliterà il dialogo costruttivo in caso di emergenza tra i vari professionisti delle due aziende. Il coinvolgimento di strutture aziendali, non solo sanitarie ma anche tecniche (gestione risorse umane, provveditorato, economato, ufficio tecnico), favorisce un approccio integrato che si tradurrà in un’operatività efficace in caso di emergenza».Le attività di formazione basate su scenari simulati, oltre a essere uno strumento efficace nello sviluppo e miglioramento delle cosiddette “capacità non tecniche”, consentono infatti agli operatori di utilizzare la propria esperienza per consolidare la conoscenza delle procedure e coordinare le azioni tra i differenti ambiti.