Quello sconfitto dal Napoli è stato un Verona a due facce. Dopo un buon avvio di gara, con due gol sfiorati, la formazione gialloblù ha pagato a caro prezzo una serie di errori, individuali e di reparto, che hanno consentito alla squadra campione d’Italia in carica di prendere il largo. Nella ripresa, grazie anche ad alcuni cambi operati da Baroni, l’inerzia dell’incontro è cambiata. Si è vista una tangibile reazione che ha fatto quasi pensare che l’Hellas potesse rientrare in partita, nonostante il già pesante passivo. Per onestà intellettuale, però, è giusto anche evidenziare come la formazione di Garcia, con un pizzico di giustificata presunzione, abbia leggermente allentato la tensione – ripresa per questo dallo stesso tecnico francese – consentendo al Verona, seppur per poco, di rialzare pericolosamente la testa. A vedere il bicchiere mezzo pieno, ripartire da quanto visto nel secondo tempo, imparando dagli errori commessi nel primo, potrebbe anche diventare un piccolo e nuovo punto di partenza.
COSA HA FUNZIONATO
Il Verona visto nel secondo tempo ha lanciato segnali incoraggianti. I tre cambi operati da Baroni – segno che le scelte iniziali erano probabilmente sbagliate – hanno avuto il merito di cambiare lo spartito della sfida. Le fasce laterali, soprattutto a sinistra con l’entrata in campo di Tchatchoua al posto di un evanescente Doig, hanno iniziato a far vedere qualche incursione degna di tale nome. L’inserimento in avanti di Bonazzoli più vicino a Djuric – quasi a rinverdire quanto fatto vedere da entrambi quando erano compagni di squadra nella Salernitana – ha aumentato il livello di pericolosità. Un plauso particolare va dato anche a Lorenzo Montipò, perché se è vero che per ben tre volte ha dovuto inchinarsi a raccogliere il pallone entrato nella propria porta, è anche altrettanto vero che se il passivo non ha assunto dimensioni maggiori è soprattutto merito suo. Positivo è stato anche l’innesto di Terracciano, un giovane sul quale – e sono in molti a pensarlo – varrebbe la pena insistere di più.
COSA NON HA FUNZIONATO
Hanno destato stupore alcune scelte iniziali operate da Marco Baroni, che ha mandato in campo la nona formazione diversa su nove partite. Il tecnico continua a ribadire che l’Hellas è una squadra in costruzione ma un dato di questo tipo sta a significare che il termine delle dei lavori in corso non è ancora arrivato. Alcuni giocatori, inoltre, sono stati spesso schierati in ruoli non propriamente adatti alle loro caratteristiche, creando alla fine più confusione che certezze. In questa situazione critica chi preoccupa di più è Cyril Ngonge, che dopo un inizio di stagione convincente, è finito vittima di un’involuzione senza precedenti. Un’ulteriore chiave di lettura potrebbe essere quella del modulo tattico applicato, visto che Baroni sta usando un modulo che non è mai stato nelle sue corde. Cambiare potrebbe anche essere una delle soluzioni dei problemi.
DOPO LA JUVE QUATTRO SFIDE SALVEZZA
Dopo la Juventus – sfida decisamente proibitiva – arriveranno in serie gli appuntamenti con Monza, Genoa, Lecce e Udinese, tutte dirette concorrenti per la salvezza contro le quali si dovrà tornare a fare punti. Nessuno vuole trovarsi nuovamente a fare i conti con una stagione sofferta come quella appena conclusa.
Enrico Brigi