I C+C=Maxigross sono una band di spicco della scena musicale veronese. Un gruppo che ha all’attivo ben 8 dischi e molteplici presenze live sia in Italia che all’estero.
Il progetto è partito nell’aprile del 2008 da un’idea di Francesco Ambrosini, Filippo Brugnoli e Tobia Poltronieri. Nel corso di 14 anni di attività, i C+C hanno cambiato spesso formazione. Inoltre, si sono cimentati in vari generi musicali e sono passati con disinvoltura da testi in inglese a quelli in italiano.
Com’è nata l’idea di proporvi anche come etichetta discografica?
“Quando abbiamo creato nel 2009 la nostra prima etichetta, Vaggimal Records, l’esigenza era quella di creare una casa dove accogliere i nostri dischi e produzioni”, spiega Tobia, uno dei fondatori. “Ci sembrava più sensato invece di cercare qualcuno che ci pubblicasse. Ci sembrava più realistico, soprattutto perché stavamo cominciando, credere noi in primis in noi stessi. E poi questo spirito ci ha sempre accompagnato. Per quanto abbiamo collaborato tanto con altre realtà, abbiamo sempre mantenuto anche un profilo di produzione di quello che ci interessa o ci riguarda”.
Non è stato più difficile creare un’etichetta discografica da zero?
“Nel nostro caso è stato invece molto più naturale e realistico. Quando sei una band emergente, devi avere un grosso colpo di fortuna per cui trovi chi ti fa fare subito un salto di esposizione. Quindi, noi tra partire, essendo all’epoca sconosciuti, con etichette sconosciute abbiamo detto tanto vale. Per noi rimane comunque un valore lavorare alla musica di altre persone. Sicuramente adesso, per quanto non abbiamo raggiunto chissà quali risultati, quantomeno un po’ abbiamo imparato. Quindi, dal nostro punto di vista ci abbiamo guadagnato in termini di esperienza ed è stato un ottimo investimento”.
Live più bello?
“Uno dei momenti più magici è stato senz’altro un tour che abbiamo fatto nel gennaio del 2017 con il musicista americano Miles Cooper Seaton. Abbiamo fatto una decina di date in giro per l’Italia. È stata un’esperienza molto formativa ed emozionante”.
Quali sono le vostre influenze?
“Agli inizi ci ispiravamo tanto al folk, al rock anni 60 e 70 americano e inglese. Con gli anni, con la nostra crescita, le esperienze e l’amicizia con Miles – che era più grande di noi e quindi aveva anche più esperienza e ci ha mostrato tante cose – abbiamo iniziato ad avere influenze di tutti i tipi. Abbiamo capito che più che un genere era l’approccio. Ci piaceva l’idea di non avere confini. Quindi, musica senza barriere, oltre i generi”.
Come mai siete passati dal cantare in inglese all’italiano?
“All’inizio credevamo che cantare in inglese fosse la cosa giusta da fare. Poi, ci siamo accorti che era più un inseguire un’estetica che qualcosa di sentito. Ci siamo accorti che era più naturale per noi cantare nella nostra lingua madre”
Giorgia Silvestri