Alberto Cavasin torna in campo. L’ex difensore del Verona di Bagnoli, con cui vinse il campionato di serie B, a 65 anni si rimette in gioco, nel vero senso della parola: lo fa ripartendo dalla Prima Categoria nel Bari Sardo, squadra che rappresenta l’omonimo comune in provincia di Nuoro.
“La Sardegna la conosco abbastanza bene, ci sono sempre venuto in ferie e la conosco da turista e l’ho conosciuta da turista negli anni. È un magnifico posto ma finiva tutto in questo contesto”.
Com’è nata questa opportunità?
“Una persona a me vicina, Paolo Campolo, addetto ai lavori e direttore sportivo, mi diceva che aveva aperto una collaborazione con questa squadra. Mi parlava del presidente con toni positivi, ma era una chiacchiera tra amici ed era finita lì”.
C’erano altre squadre?
“La nazionale congolese, sembrava cosa fatta. Pensi, avevo persino fatto il vaccino per la febbre gialla e stavo per prendere l’aereo per chiudere la trattativa. Poi la situazione è sfumata”.
Cosa l’ha portata a cambiare idea e soprattutto a scendere in un campionato che è al settimo livello della piramide calcistica italiana?
“Ho conosciuto di persona il presidente, Roberto Ibba. Mi è piaciuto e al tempo stesso mi era tornata la voglia di rientrare, a prescindere dalla categoria. Non ne ho mai fatto un problema e sono pronto a tuffarmi in un mondo a me sconosciuto. Così parlandone con mio figlio sono stato incoraggiato ad accettare, anche perché lui mi conosce bene, sa che in campo mi sento felice, realizzato”.
Quali argomenti hanno toccato i tasti giusti?
“Nessuno, davvero. Nemmeno dal punto di vista economico. Certamente vuole fare una squadra per vincere il campionato, ma io non ho chiesto nulla, men che meno ho dato indicazioni sui giocatori non conoscendo il campionato”.
Quanto è cambiata la sua routine quotidiana in campo?
“Ci alleniamo spesso. Pensi che in questo periodo stiamo facendo anche la doppia seduta. Arriviamo a 5 allenamenti a settimana, decisamente non pochi per la categoria. Chiaro che non è la stessa cosa che allenare i professionisti e a volte mi è capitato di non arrivare nemmeno a 11 giocatori allenabili, considerato che molti lavorano”.
L’ultima esperienza in panchina risale al 2017/18 al Santarcangelo. Come sono stati questi anni lontano dal terreno di gioco?
“Li ho passati serenamente seguendo il calcio da fuori. Nell’ultimo anno ho risentito il piacere e la voglia e la passione di andare in campo”.
Deluso dal mondo del calcio?
“No, assolutamente. Se avessi voluto restare nel giro ci sarei rimasto. Il calcio fa il suo percorso ma una persona se lo vuole i suoi spazi li trova”.