Catullo, le troppe “verità’’ raccontate Sull’aeroporto veronese troppe ombre e posizioni spesso molto discutibili: perchè?

I rappresentanti dei soci pubblici del nostro povero aeroporto non smettono di prenderci in giro e forse ce lo meritiamo, visto che permettiamo loro di farlo da tempo, molto tempo.
Nell’ultima puntata di questa telenovela si è celebrato il funerale dei patti parasociali. Per mesi si è discusso e polemizzato su questi patti con cui nel 2014 Save da un lato, Camera di Commercio, Provincia e Comune di Verona, Provincia di Trento dall’altro, avevano deciso come gestire il Catullo di comune accordo. Patti scaduti nel 2019 e più volte prorogati, apparentemente fondamentali per il futuro dell’infrastruttura. Adesso Camera di Commercio, Provincia di Verona e Comune di Verona, ci dicono che non è vero niente: i patti sono sostanzialmente inutili, perché il loro contenuto è già stato recepito nello Statuto della Catullo SpA, cioè in un accordo tra i soci molto più solido e duraturo.
Quindi per anni abbiamo discusso del nulla? Così sembra. La verità è che ai rappresentanti dei cittadini, va molto bene così, perché l’unico vero valore aggiunto dei patti rispetto allo Statuto era l’obbligo di nominare un amministratore delegato del Catullo indipendente da Save, obbligo disatteso senza che nessun socio pubblico abbia mai voluto spiegare.
Ma è mai possibile che l’amministratore di un ente pubblico decida in modo discrezionale di non applicare un contratto approvato dagli organi competenti e di cui dovrebbe essere un mero esecutore? Anche questa domanda è ovviamente destinata a non trovare risposta.
Il Presidente della camera di commercio ci racconta che l’ulteriore crescita di Save nell’Aeroporto, e dunque l’acquisizione della maggioranza assoluta da parte del socio privato, sarebbe la cosa migliore e che gli enti pubblici sono soddisfatti di come Save sta lavorando. Questa opinione era già stata espressa dallo stesso Presidente, come amministratore unico della disciolta Aerogest, nella riunione della Commissione del Consiglio comunale di Verona del febbraio di quest’anno, concludendo che l’aumento di capitale del Catullo era meglio lo sottoscrivesse integralmente Save.
Parlando come amministratore unico, il dott. Riello esprimeva l’opinione di tutti i soci (Camera di Commercio, Provincia e Comune di Verona, Provincia di Trento), i cui rappresentanti erano presenti e confermavano.
Le cose non sono andate così: l’aumento di capitale, di ben 35 milioni, è stato sottoscritto pro-quota anche dai soci pubblici, che dunque hanno sborsato oltre 17 milioni e mezzo. Ora, con assoluta nonchalance, ci viene a dire che abbiamo buttato i nostri soldi perché l’interesse dell’Aeroporto è che Save cresca ancora.
Il Sindaco del Comune di Verona, sostenitore della necessità di una rinnovata presenza dei soci pubblici, non ha eccepito alcunché.
Mi domando ingenuamente: è questo il modo in cui si persegue l’interesse pubblico?

Giorgio Pasetto