Si aprono settimane cruciali per l’aeroporto Catullo e il sistema del Nordest nel suo complesso. Perché ci sono notizie buone, altre meno buone, e alcune perplessità.Partiamo dalle notizie buone. Il consiglio di amministrazione, peraltro in scadenza e si stanno aspettando alcune nuove nomine, ha dato il benestare al bilancio che chiuderà con dati positivi ma soprattutto è stato rimesso a punto il piano industriale che, aggiornato, assorbe i nuovi costi del cantiere per l’aerostazione, dopo che i prezzi sono lievitati per l’aggiornamento messo a punto dal ministero a seguito della pandemia e del rincaro delle materie prime.La notizia meno buona però è che questi rincari assorbono molte risorse per cui se il 2023 si chiuderà in equilibrio, nel 2024 sarà richiesto un importante aumento di bilancio al quale dovranno far fronte i soci pubblici e privati per completare i lavori previsti che si concluderanno non nel 2024, ma a maggio 2025. A fine mese è in calendario una assemblea sul bilancio, mentre per l’elezione del nuovo cda l’appuntamento verrebbe spostato a fine maggio al fine di trovare un’intesa sui nomi, anche se al momento pare sempre probabile una riconferma del presidente uscente Paolo Arena che riuscirebbe a far convergere su di sè la maggioranza dei soci nel rispetto dell’accordo con Save che il presidente resta a Verona e l’ad invece spetta a Save (Monica Scarpa).Altro dato positivo, il continuo aumento, seppure lento, di traffico passeggeri, i numeri sono positivi e si è riusciti in questi ultimi mesi a gestire il traffico aereo e quello passeggeri senza ricorrere alla chiusura dell’aeroporto nonostante il grande impatto del cantiere per il progetto Romeo. Quindi è innegabile che rispetto a una dozzina di anni fa, quando la società Catullo era sull’orlo del fallimento, la situazione è migliorata.Se guardiamo però qualche confronto, e qui vengono le notizie meno buone, ci si rende conto che il catullo può e deve fare di più. le analisi del settore dicono che potrebbe essere uno scalo da quasi 6 milioni di passeggeri, al momento ne gestisce poco più di 3 milioni. Inoltre le statistiche sui voli sembrano dar ragione a chi sostiene che Verona sia penalizzato per potenziare l’aeroporto di Venezia. Per esempio se è vero che a marzo il Catullo ha fatto registrare più partenze rispetto a febbraio quindi con un incremento di voli, è vero anche che la capacità è ancora ridotta. Verona rispetto a Venezia infatti perde due punti percentuali a testimonianza che l’aeroporto in forte recupero è quello veneziano. Posto uguale a 100 il dato partenze di Venezia, la comparazione con le capacità nominali evidenzia per Verona un impiego negativo per 23 punti percentuali, mentre è positivo per Treviso. Quindi, tirando le somme, si può tranquillamente affermare che lo scalo di Verona è sottoutilizzato e che va potenziato.
E intanto Marchi investe 2 miliardi sul Marco Polo. Mentre a Verona manca ancora qualunque progetto di collegamento con la città
Ma chi dovrebbe battersi per ottenere un maggior utilizzo di questo asset ritenuto da tutti fondamentale e strategico per l’economia e il turismo veronese? A parole tutti elogiano l’importanza di avere il Catullo ma nei fatti? La sfida spetta ai soci veronesi, privati e pubblici, che dovranno essere in grado di aprire con Save un tavolo di confronto, soprattutto se la società guidata da Enrico Marchi vorrà passare dall’attuale 43% alla maggioranza assoluta, per portare nuove destinazioni e più traffico aereo nello scalo veronese. Uno scalo dal quale i soci sono andati via (come i mantovani) invece di arrivare perché delusi da risultati e prospettive di rilancio.E’ vero che si stanno facendo importanti investimenti nell’aerostazione dopo un lungo braccio di ferro con il socio veneziano, ma è anche vero che se questo dovrà essere l’aeroporto punto di riferimento delle Paraolimpiadi e delle Olimpiadi del 2026 qui mancano ancora molte importanti infrastrutture. Prima fra tutte, manca il collegamento con la città e non c’è collegamento neppure con il Trentino, importante provincia che è socio del Catullo: la pubblicità nel terminal arrivi e partenze recita che il catullo è la porta di accesso al Trentino, come poi il turista ci debba arrivare in Trentino questo non si sa.E progetti concreti in vista non ce ne sono come ha più volte confermato il parlamentare Flavio Tosi componente della commissione Trasporti della Camera. Quindi, si resta con i taxi e con la navetta di Atv.Una dimostrazione in più di come servirebbe su questi temi una cabina di regìa in città tra i diversi enti e istituzioni per far arrivare a Roma un progetto concreto e portarlo al traguardo. Ma finora, solo parole al vento. Non sono parole al vento ma proposte concrete invece quelle che Enrico Marchi sta portando avanti per lo scalo veneziano di Tessera, il Marco Polo. A ulteriore conferma che il vero pilastro del sistema aeroportuale del Nord Est è lo scalo lagunare e Verona va a rimorchio. Proprio oggi Marchi ha presentato in Regione il master plan per lo sviluppo dell’aeroporto lagunare e le cifre parlano da sole: 2 miliardi di investimenti. Al confronto i dati per il cantiere del progetto Romeo per il Catullo sono briciole: 68 milioni di euro di investimento complessivo. 11.500 mq di ampliamento, 10.000 mq di riqualificazione, 36.000 mq di terminal passeggeri.Invece per Venezia si parla di tutt’altri numeri. Le proiezioni di traffico del Marco Polo al 2037 sono di 20,8 milioni di passeggeri. Gli interventi compresi nel nuovo Masterplan assecondano pertanto queste previsioni di crescita, considerando che in assenza delle nuove opere, lo scalo raggiungerebbe il livello di saturazione di 12,5 milioni di passeggeri già nel 2026. Sono previsti due nuovi interventi di ampliamento laterale al terminal esistente, sia a nord (area Schengen) che a sud (area extra-Schengen) per un totale di circa 100.000 mq, che si aggiungeranno agli attuali 90.000 mq. Il valore complessivo del Masterplan ammonta a circa 2 miliardi di euro, di cui 380 milioni destinati ad interventi di sostenibilità ambientale. L’85% dell’impegno economico totale è di competenza di Save, il restante 15% potrebbe essere a carico di privati.Come hanno dichiarato il presidente Enrico Marchi e l’ad Monica Scarpa, la crescita del Marco Polo “è centrale per la mobilità, l’occupazione e l’economia della regione e dell’intero Paese”.(mb)