Il Catullo resta in mano pubblica. Nessun cambio di equilibri, Save, partner privato strategico e operativo, resta socio di maggioranza relativa ma non salirà verso il 50%. Un cambio di maggioranza che avrebbe creato non pochi problemi legali. Tutto resta invariato perché i soci pubblici hanno deciso di sottoscrivere la loro quota parte, aderendo alla chiamata per l’aumento di capitale da 30 milioni. Infatti questa mattina l’assemblea degli azionisti di Catullo S.p.A., Società di gestione degli aeroporti di Verona e Brescia, ha approvato all’unanimità l’aumento di capitale sociale di 30 milioni di euro.
L’operazione è volta a garantire il sostegno degli investimenti in corso e di quelli previsti sulla base del piano di sviluppo degli scali di Verona e Brescia al 2032, si legge in una nota della società.
In particolare, il rafforzamento del capitale della Società andrà a sostegno dei lavori di ampliamento del terminal passeggeri dell’aeroporto di Verona (cosiddetto progetto Romeo), inaugurati a luglio 2021. L’importo della nuova infrastruttura è di circa 100 milioni di euro, comprensivo di investimenti complementari, quali l’acquisto di macchine radiogene di ultima generazione, che permetteranno ai passeggeri di effettuare le consuete procedure di controllo senza più la necessità di estrarre oggetti elettronici e liquidi dal bagaglio a mano, nonché la sala vip.
I lavori del Progetto Romeo stanno procedendo, è terminata la costruzione dei tre torrini d’imbarco e dei relativi pontili in acciaio e vetro, mentre è in fase di completamento il blocco di collegamento tra le nuove aree partenze e arrivi. I soci avranno 45 giorni di tempo per aderire all’aumento di capitale, a partire dalla data di deposito dell’avviso di offerta in opzione presso il Registro delle Imprese. Il versamento alla società Catullo delle quote di adesione, definite pro quota, dovrà invece essere effettuato entro il prossimo 30 novembre.
Il sì all’aumento di capitale è arrivato anche da Fondazione Cariverona, presente con il presidente Mazzucco e il direttore Manfredi: confermeranno la volontà di vendere il 3%? Per il sindaco Tommasi era presente l’assessore Ferrari, presenti Pasini (Provincia) e Giuseppe Riello (Camera di commercio).
E proprio il presidente della Provincia Flavio Pasini commenta: “I soci presenti in Assemblea, con una rappresentanza superiore al 99% delle quote, hanno votato all’unanimità per l’aumento di capitale. È un risultato in cui abbiamo creduto e che ci ha spinti, come Provincia di Verona, a convocare, in accordo con gli altri soci pubblici, alcuni incontri nelle scorse settimane per confrontarci e approfondire il tema prima dell’assemblea di oggi. Questa adesione non ha soltanto un valore economico, ma esprime con forza una visione per l’aeroporto Catullo che ha e deve mantenere tra i propri principi quello dell’interesse dei cittadini e delle imprese dei territori di riferimento dei soci”.
“Al di là dell’aumento di capitale, certamente importante per attuare il piano Romeo d’investimenti, il tema vero è dove vogliono andare e quale futuro immaginano per l’aeroporto i soci pubblici, in particolare Comune, Provincia e Camera di Commercio di Verona” dice il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza, secondo cui la volontà dichiarata di Fondazione Cariverona di uscire dalla compagine societaria “è il segnale tangibile e plastico che manca una regia, una strategia e una comunità d’intenti tra le parti, che dovrebbero confrontarsi con più forza e pragmatismo con Marchi e Save”. Una regia che, secondo Bozza, “spetterebbe al Comune di Verona, perché sul piano politico è il sindaco del comune capoluogo che dovrebbe fare da collante e dare un indirizzo. Ma da Tommasi non si colgono segnali, che poi è il leitmotiv della sua amministrazione”.
Un’intesa e una linea d’indirizzo comune tra i soci pubblici, per Bozza, “aumenterebbe la loro forza negoziale nei confronti di Save, che di fatto ‘controlla’ il Catullo, e spingerebbe anche Marchi ad avere più chiari e potenziare gli investimenti, così come è accaduto a Venezia e Treviso”. Tra i servizi è annosa la questione del collegamento tra il Catullo e la stazione Porta Nuova, sulla quale proprio Bozza ha presentato e fatto votare all’unanimità dal Consiglio regionale una mozione nel marzo dell’anno scorso. “L’interlocutore è Rfi, quindi lo Stato, ma la Regione Veneto votando la mia mozione ha dato un chiaro mandato politico”.
Replica il Pd: “La strada è accidentata ma è l’unica percorribile: portare a termine il piano di rilancio dello scalo e lavorare ad una fattiva unità di intenti e di obiettivi tra i soci pubblici superando i particolarismi che negli anni scorsi lo hanno condotto sull’orlo del precipizio” dicono il capogruppo comunale Fabio Segattini; i consiglieri provinciali Alessio Albertini e Luca Trentini; i segretari, provinciale e cittadino, Franco Bonfante e Alessia Rotta. “Lo sforzo è considerevole – proseguono i dem – ma va rapportato ad un’ottica di sviluppo di bacino, o area vasta, alla quale il nostro territorio non può rinunciare, pena un futuro da comprimario o da gregario”. “Le critiche pretestuose del consigliere regionale Alberto Bozza, che imputa all’amministrazione comunale scaligera la presunta debolezza della compagine veronese, sono un esempio della miopia del passato che intendiamo superare: forse Bozza non ricorda quando ritenevano ‘inevitabile’ la conquista della maggioranza assoluta da parte del socio privato. Era sindaco Flavio Tosi, il Catullo affogava nella cattiva gestione e rischiava di portare i libri in Tribunale. Ora si accorgono che, per ‘funzionare’ nell’interesse di Verona, lo scalo ha bisogno di una compagine pubblica forte e unita”.
E concludono: “Bozza si dia piuttosto da fare in Regione, dove è in maggioranza, per far ottenere al territorio il collegamento ferroviario tra il Catullo e la stazione ferroviaria di Porta Nuova”.