C’è molto rumore attorno a quello che accadrà il 31 luglio quando il gruppo assicurativo si trasformerà da cooperativa in società per azioni.
Warren Buffett, azionista con il 9,047% di Cattolica attraverso Berksire Hathaway, e’ orientato a votare a favore della trasformazione della compagnia in spa nell’assemblea del 31 luglio prossimo dopo essersi espresso negativamente nell’assemblea di fine giugno che ha varato l’aumento di capitale. E’ quanto, come riferisce il Sole 24 Ore e Radio Core Plus, si apprende da fonti finanziarie. La proposta di delega all’assemblea di aumentare il capitale fino a 500 milioni di euro entro il 26 giugno 2025 e’ stata approvata con il 73% circa degli aventi diritto per testa. Due giorni prima della assemblea era stata annunciato l’accordo con Assicurazioni Generali per l’avvio di una partnership strategica e che include la sottoscrizione da parte di Trieste di una tranche riservata di aumento per 300 milioni.
“Abbiamo scelto il miglior compagno di viaggio”. Non ha dubbi Paolo Bedoni, presidente del gruppo Cattolic Assicurazioni dopo aver ottenuto la fiducia da parte dei soci all’aumento di capitale con l’accordo sottoscritto con Generali.
Una scommessa che forse ha infranto i sogni di qualcuno.
“All’indomani dell’ottenimento della fiducia da parte dei Soci nei confronti del Consiglio per fare l’aumento di capitale”, ha detto Paolo Bedoni presidente di Cattolica Assicurazioni, “il nostro obiettivo è stato quello di cercare chi era disponibile con noi a fare un percorso importante; che non fosse un aumento di capitale al buio, ma che fosse un aumento di capitale attraverso un accordo quadro ben preciso per dare sicurezza a Cattolica”.
A chi ritiene che in questo modo il gruppo assicurativo potrebbe essere fagocitato, il presidente risponde con chiarezza, precisando quali sono i punti dell’accordo: “No, è proprio il contrario perché con Generali e con l’accordo quadro che abbiamo sottoscritto, noi abbiamo sancito quattro punti molto importanti. Il primo è quello di dare valore all’azione cioè ai risparmiatori con un aumento di capitale dedicato a Generali a 5.55 euro. Dobbiamo capire che questo è un apprezzamento del 53% rispetto al valore di quella settimana lì. Il secondo era quello di dimostrare che avevamo a cuore i dipendenti e inserirli dentro un gruppo in modo tale che tutti potessero professionalmente crescere. Il terzo obiettivo era quello di difendere la rete agenziale di Cattolica che credo sia fidelizzata, ancorata ai propri valori fondativi e che può trovare nella dimensione di Generali – primo gruppo italiano e terzo gruppo europeo – la possibilità di crescere e svilupparsi. Poi abbiamo ottenuto che nella Società per Azioni, una volta approvata, fosse mantenuta per avere un rapporto concreto e sul territorio la Fondazione Cattolica che in questi dieci anni ha fatto un lavoro straordinario, vorrei dire quasi altrettanto importante come i risultati che ha fatto Cattolica. Cattolica ha fatto utili, ha dato dividendi; la Fondazione ha distribuito opportunità in termini di solidarietà, su tutto il territorio veronese”.
Con altrettanta chiarezza risponde al dubbio sulla scelta del compagno di viaggio.
“No, tutto il mercato era disposto a sottoscrivere l’aumento di capitale di Cattolica a due condizioni. La prima è che ci trasformassimo in Spa e la seconda poter fare l’aumento di capitale a sconto sul mercato. Possiamo dire che abbiamo trovato con Generali una compagnia che ha rispettato e sta rispettando i valori di Cattolica”.
Infine, altrettanto deciso replica ai possibili timori di questo connubio.
“Non c’è da aver paura, assolutamente no, è proprio il contrario. Con Generali saranno apprezzati i know how che ha Cattolica, cioè tutto il settore Enti Religiosi e Terzo Settore e soprattutto anche l’agroalimentare. Saranno due asset che rimarranno su Verona”.