Tra difficoltà tecniche nel sistema di prenotazione delle proiezioni e minacce di temporali – poi scongiurate da un sole caldissimo – la prima giornata di eventi in laguna è passata, segnata dall’arrivo in sala di due grandi titoli in concorso per la competizione ufficiale e delle relative star protagoniste.
Se il White Noise di Noah Baumbach ci ha catapultato in un’assurda America anni ’80 fatta di fatta di odi al consumismo, catastrofi e crisi esistenziali che hanno tanto l’odore di una contemporaneità post-pandemica, è il torrenziale Tàr di Todd Field ad aver rappresentato la vera sorpresa, guadagnandosi senza alcun dubbio il ruolo di protagonista dell’intera della prima giornata qui in laguna.
Nel corso della sua fortunata carriera, Cate Blanchett ci ha regalato alcune tra le performance più articolate e toccanti del grande cinema. Rievocando allo sguardo perso e confuso che caratterizza
il suo personaggio in Blue Jasmine (2013), all’elegante fragilità portata sullo schermo dalla sua Carol (2015), o, scavando nel passato, al vortice di insicurezza che la travolge in “Diario di uno Scandalo”, la conclusione che ne possiamo trarre è una sola: tutto quello che l’attrice australiana tocca si trasforma in oro – letteralmente, se si pensa alla lista dei premi da lei collezionata.
Eppure, dopo averla vista regnare sovrana per oltre due ore e mezza in TÀR, parlare di “interpretazione d’oro” sembra riduttivo, quasi offensivo: nel nuovo film di Todd Field, Cate Blanchett è incredibile, talmente oltre ogni possibile aspettativa che, a noi comuni mortali, sorge il
dubbio che un talento del genere non sia di questo mondo.
In TÀR, Cate Blanchett interpreta Lydia Tàr, prodigiosa e carismatica direttore d’orchestra che, all’apice del successo, vede sgretolarsi a poco a poco ogni certezza. «L’orchestra non comincia
senza di me, sono io a tenere il tempo», dichiara compiaciuta Tàr all’inizio del film. Sebbene passi la vita a dettare il tempo e controllare imponenti orchestre, Lydia perde il controllo di sé stessa e cade vittima della sua stessa superbia.
Todd Field torna dietro la macchina da presa a distanza di 16 anni da Little Children e dirige sapientemente una vera masterclass di recitazione. Un peccato che, nello scrivere partitura magnetica e intrigante che dà vita a quest’opera, Field non abbia dedicato allo sviluppo dei personaggi secondari (tra cui brillano Nina Hoss e Noémie Merlant) la stessa attenzione dedicataalla protagonista. In ogni caso: chapeau.
VOTO: 8
Martina Bazzanella
Maria Letizia Cilea